In un’epoca in cui ogni gesto conta per proteggere il nostro pianeta, è fondamentale riflettere anche sull’ultimo saluto che daremo alla Terra. Spesso infatti, quando pensiamo a un funerale, non consideriamo l’impatto ambientale che questo gesto comporta.
Le pratiche funerarie tradizionali, come la sepoltura in bara e la cremazione, consumano tonnellate di CO₂ ogni anno, contribuiscono alle emissioni di gas serra e utilizzano sostanze chimiche tossiche, come i fluidi per l’imbalsamazione, che possono contaminare il terreno e le falde acquifere.
Allora, come possiamo lasciare il mondo in modo più sostenibile? Fortunatamente, oggi esistono numerose alternative ecologiche che offrono un nuovo modo di concepire il nostro ultimo gesto.
Alternative ecologiche alla sepoltura
Sepoltura naturale: la più antica
La sepoltura naturale prevede di essere deposti nel terreno senza bara di metallo, cemento o imbalsamazione, solo avvolti in un sudario di cotone o in una bara di legno grezzo e biodegradabile.
In questo modo, il corpo si decompone naturalmente, nutrendo il terreno, quindi niente sostanze chimiche, nessun consumo inutile di materiali, e soprattutto, si restituisce alla terra quello che le appartiene.
Tuta composta da funghi
Creata dalla designer Jae Rhim Lee, l’Infinity Burial Suit è una tuta realizzata con un mix speciale di funghi che favorisce la decomposizione naturale del corpo. Allo stesso tempo, questi funghi filtrano e neutralizzano le tossine normalmente rilasciate dai corpi umani durante il processo di decomposizione, come metalli pesanti e residui di farmaci.
Compostaggio umano
Negli Stati Uniti, il compostaggio umano è già legale e si sta diffondendo anche in alcuni Paesi europei, come la Svezia.
In pratica, il corpo viene messo in un contenitore insieme a paglia, legno, foglie e altri materiali organici. In circa 30 giorni, si trasforma in compost: vera e propria terra fertile che può essere usata per arricchire i terreni.
Costituisce quindi il massimo dell’economia circolare: nessun spreco.
Alternative alla cremazione tradizionale
Bio-urne: rinascere come albero
Per chi sceglie la cremazione ma desidera comunque un’opzione ecologica, esistono urne biodegradabili composte da una miscela di ceneri e semi di alberi. Quando l’urna si decompone, nasce un albero, trasformando così la memoria di una persona in una nuova vita vegetale.
Questo metodo può contribuire a compensare l’impatto ambientale della cremazione, che non è del tutto ecologica. Durante la cremazione, infatti, vengono prodotti gas, come il monossido di carbonio, e metalli pesanti rilasciati nell’atmosfera.
Diventare una barriera corallina
La startup britannica Resting Reef si occupa di realizzare coralli artificiali in grado di ospitare diverse creature marine, contribuendo così a ripopolare quei fondali che hanno perso biodiversità a causa dei cambiamenti climatici.
Le ceneri umane, o anche quelle di animali, vengono mescolate a frammenti di conchiglie per creare una miscela che stimola la crescita marina. In breve tempo, queste strutture vengono colonizzate da piccole specie marine che vi trovano rifugio, ridando nuova vita ai fondali degradati e aiutando a contrastare la perdita di biodiversità negli ecosistemi marini.
Un nuovo inizio
La morte può diventare un gesto di amore e rispetto verso il pianeta. Anziché lasciare soltanto un ricordo effimero, possiamo scegliere di donare nuova vita, trasformando il corpo umano in una risorsa preziosa per la natura.


Classe 1999, da sempre affascinata dal mare e dalle creature che lo abitano, nutre una profonda curiosità per gli angoli più nascosti della natura e un forte desiderio di raccontarli.
Attualmente studentessa di Scienze Biologiche – percorso Biomarino presso l’Università Federico II di Napoli. Affianca allo studio l’impegno come volontaria nell’associazione Fondalicampania Aps, dedicata alla tutela e valorizzazione del patrimonio marino.

