La presenza d’acqua su Marte, oggi, non è più soltanto un’ipotesi, ma un fatto. Gli studi confermano la sua presenza allo stato solido, al momento. Ma, come riporta un comunicato di Ilaria Arosio e Stefano Sandrelli dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) il pianeta rosso potrebbe essere adatto per accogliere anche l’acqua in forma liquida e, dunque, la vita. Lo sviluppo degli studi e del dibattito su questo tema porta con sé alcuni curiosità, prova dell’impatto avuto sul piano scientifico e quello culturale.
Canali su Marte: il contesto storico e il fraintendimento linguistico
Nel 1893 uscì un articolo sulla rivista Natura e Arte in cui si descriveva la presenza di canali su Marte. Il testo era il frutto degli studi del direttore dell’osservatorio astronomico di Brera, Giovanni Schiaparelli. Le sue osservazioni ebbero forte eco nel panorama culturale di quegli anni. La traduzione inglese della parola ‘canale’ giocò un ruolo significativo nella ricezione dell’analisi dell’astronomo italiano. Se in italiano il termine canale può riferirsi sia a un canale naturale che artificiale, in inglese ci sono due termini, “canal” e “channel”. Il primo fa riferimento a un canale artificiale, mentre il secondo indica generalmente un canale naturale, come l’antico letto di un fiume. E proprio di questo si trattava nel caso del pianeta rosso. Ma la credenza secondo cui vi erano canali artificiali su Marte circolò comunque, rafforzando l’ipotesi della presenza di altre forme di vita, i cosiddetti marziani. Tuttavia, Schiaparelli precisò nel suo testo che «non occorre supporre qui l’opera di esseri intelligenti». Precisazione che passò poi in secondo piano, quando, nel 1895, pubblicò un altro articolo sulla stessa rivista, in cui, lasciandosi trasportare dall’immaginazione, prese in considerazione la possibilità di forma di vita su Marte.
Alla ricerca dell’acqua su Marte
Con il passare degli anni e l’avanzamento tecnico e scientifico, è stato possibile compiere delle missioni su Marte; che, in ogni caso, non raccolgono evidenze di forme di vita marziane. Nel 1971 Mariner 9, una sonda della NASA, ha scoperto quelli che sembrano essere dei letti fluviali prosciugati sulla superficie del pianeta. In seguito altre missioni hanno corroborato la tesi della presenza di acqua liquida in un passato remoto. Attualmente, gli esperti si chiedono se ci sia ancora acqua allo stato liquido. I pareri in questo caso sono discordanti. Successive foto della NASA mostrano altre formazioni geologiche, interpretate secondo alcuni come la traccia della presenza di acqua liquida in un’epoca geologica più recenti. Altri si spingono oltre, ipotizzando che ci sia acqua liquida sotto la superficie ai giorni nostri. Tuttavia, al momento restano delle ipotesi.

Canali e depositi nel cratere East Gorgonum, osservati dalla sonda Mars Global Surveyor nel 2000. Queste formazioni, secondo alcuni esperti, potrebbero indicare episodi di acqua liquida in epoca geologicamente recente.
Credit: NASA/JPL/MSSS
L’intreccio tra scienza e storia
La scoperta dell’acqua su Marte, con i suoi fraintendimenti e le sue ipotesi, si presenta come esempio dell’intreccio tra scienza e cultura nell’immaginario collettivo. Già nel 1800 la dimensione scientifica e quella culturale erano comunicanti, contribuendo alla diffusione di credenze, più o meno scientificamente adeguate. La suggestione fu grande e duratura, come testimoniano romanzi e canzoni prodotti sul tema, anche in tempi più recenti. Questo potrebbe mostrarci, forse, come la scienza non sia un sapere chiuso, isolato e puramente tecnico. Bensì un campo dinamico, in dialogo continuo con gli aspetti storici, culturali e linguistici delle società.
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(Napoli, 1999) Attualmente studentessa del Master in Comunicazione Pubblica al Suor Orsola Benincasa, ha conseguito la Laurea Magistrale in Filosofia presso l’Università Federico II con una tesi in Filosofia Politica.
I suoi interessi spaziano tra filosofia, editoria e attualità, per una lettura interdisciplinare e trasversale della realtà che ci circonda.

