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Dal mozzicone al vetro: i tempi shock della degradazione dei rifiuti

da Alessandra Massa
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Ti sei mai chiesto quanto possa essere dannoso un gesto semplice – quasi automatico – come gettare una sigaretta sulla sabbia o abbandonare una bottiglietta di plastica in spiaggia? Spesso non ci rendiamo conto che dietro a queste azioni quotidiane si nasconde un impatto ambientale enorme, che continua per anni, decenni o addirittura secoli.

Ogni rifiuto che lasciamo dietro di noi non scompare magicamente: resta nell’ambiente, si frammenta, si diffonde, e finisce per tornare a noi sotto forma di microplastiche, inquinamento e danni alla fauna marina.  Tra poco scoprirai i tempi di degradazione dei materiali più inquinanti per l’ambiente, e capirai perché ogni piccolo gesto può fare la differenza. Ma prima vediamo insieme come avviene la degradazione dei materiali e da cosa dipende la loro capacità di scomparire.

Come si degradano i materiali?

I rifiuti sono costituiti da materiali diversi, o da combinazioni di essi, e ciò determina tempi di degradazione differenti per ognuno. Anche l’ambiente in cui si trovano influisce: ad esempio, la carta si degrada più velocemente in mare rispetto ad altri materiali.

Ma da cosa dipende tutto questo? I materiali naturali vengono scomposti da microrganismi, come batteri e funghi, che li trasformano in composti riutilizzabili attraverso il processo di biodegradazione. Purtroppo, però, gli enzimi di questi microrganismi non sono in grado di degradare altri materiali, come la plastica.
Questi ultimi subiscono soltanto un processo chiamato fotodegradazione, in cui la luce solare provoca la rottura in frammenti sempre più piccoli (microplastiche e nanoplastiche), senza che avvenga una vera dissoluzione.

Tempi di degradazione dei rifiuti

Carta, materiali organici e naturali si degradano completamente in poche settimane o mesi. Al contrario, materiali come alluminio e plastica impiegano centinaia di anni.
Questi ultimi rappresentano un grave problema ambientale, poiché non scompaiono mai del tutto, ma si frammentano in particelle sempre più piccole che si diffondono facilmente nei mari, come le microplastiche (di dimensioni inferiori a 5 mm). Ricordiamo, infatti, che tutta la plastica prodotta finora è ancora presente sulla Terra. Questo dovrebbe farci riflettere profondamente sull’uso di un materiale così altamente inquinante.

E il vetro? È considerato quasi impossibile da degradare: impiegherebbe milioni di anni. Fortunatamente, non è un materiale tossico per animali e piante. Tuttavia, col tempo, può frantumarsi in piccoli pezzi che rischiano di entrare nella catena alimentare marina.

Per rendere visivamente più chiari questi dati, in fondo all’articolo troverai un’immagine che riassume i tempi medi di degradazione dei rifiuti più comuni. Un promemoria utile per riflettere sulle conseguenze delle nostre abitudini.

Sensibilizzare i cittadini

Per rendere i cittadini più consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni sull’ambiente, Fondalicampania APS ha installato ben 40 cartelli che indicano i tempi di degradazione dei rifiuti presso gli accessi di numerose spiagge della Campania, tra cui: Bacoli, Ercolano, Massa Lubrense, Portici, Sorrento, Torre del Greco e Procida.

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