La spiaggia pubblica della Gaiola, uno degli angoli più suggestivi del litorale napoletano, resterà a numero chiuso. Il Tar della Campania ha respinto il ricorso presentato dall’associazione Mare Libero, che contestava il sistema di accessi contingentati all’arenile di Cala San Basilio e chiedeva la rimozione del cancello d’ingresso. Secondo la sentenza, le attuali modalità di gestione dell’accesso — adottate dall’Area Marina Protetta (AMP) — risultano legittime e ben bilanciate tra la necessità di garantire fruizione pubblica, la tutela ambientale e la sicurezza dei visitatori.
Un “equilibrio necessario” tra tutela e accesso
I giudici amministrativi hanno chiarito che il diritto alla libera balneazione non è assoluto, e che può essere regolamentato in base alla particolare valenza naturalistica e archeologica dell’area. Nel dispositivo della sentenza si legge infatti che un accesso senza limiti comprometterebbe “la vivibilità dell’area e la sua conservazione per le future generazioni”. Il sistema di prenotazione attualmente in vigore, sostengono i giudici, rappresenta un “equilibrato bilanciamento” tra interessi pubblici e tutela ambientale.
Il Parco Sommerso: un patrimonio da proteggere
La spiaggia della Gaiola si trova all’interno del Parco Sommerso della Gaiola, istituito nel 2002 e gestito dal Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus. L’area marina protetta si estende per 41,6 ettari lungo la costa tra Marechiaro e Trentaremi, in una zona straordinaria dal punto di vista naturalistico e archeologico. I fondali custodiscono resti di ville romane, mosaici e strutture sommerse, insieme a una sorprendente biodiversità marina. In passato, l’area era soggetta a forte degrado, abbandono e sovraffollamento, che mettevano a rischio la sopravvivenza del fragile ecosistema costiero.
Negli ultimi anni, grazie alle misure di contingentamento e a una costante attività di vigilanza e sensibilizzazione, si è assistito a una “rinaturalizzazione spontanea” della zona. Questo fenomeno è stato riconosciuto anche dal Tar come una prova concreta dell’efficacia del sistema attuale.
Un modello da seguire?
Soddisfatto il direttore del Parco Sommerso, Maurizio Simeone, che ha commentato la decisione del tribunale con toni positivi: “È una vittoria di civiltà. Dopo anni di lavoro per restituire decoro e bellezza a questo luogo unico, potremo continuare a tutelarlo con serenità”.
Il ricorso di Mare Libero contestava l’accordo firmato nel 2023 da Comune di Napoli, AMP e Autorità Portuale, ritenendo il cancello un ostacolo illegittimo al libero accesso al demanio marittimo. Tuttavia, la sentenza del Tar ribadisce come la gestione regolamentata dell’accesso sia compatibile con i diritti collettivi, quando motivata da esigenze di tutela ambientale e storica.
Il caso della Gaiola, però, apre un dibattito più ampio sulla fruizione delle spiagge pubbliche italiane e sulla necessità, in alcuni casi, di limitare l’accesso per preservare la natura. Mentre il mare resta un bene comune, la sua conservazione richiede scelte responsabili — anche impopolari — per garantire che resti tale nel tempo.
Elisabetta Rota vive a Ponticelli in provincia di Napoli e studia Comunicazione pubblica, sociale e politica alla Federico II. La sua passione per la scrittura e il rispetto per l’ambiente l’hanno portata a diventare socia dell’associazione Fondalicampania APS per la quale si occupa di attualità e territorio. Elisabetta è anche giornalista presso Magazine Informare e copywriter per FAMACS Agency.

