Home Scienze Superverme mangiaplastica , il metodo naturale per il riciclo del polistirolo

Superverme mangiaplastica , il metodo naturale per il riciclo del polistirolo

da D. De Stefano
0 commento

A cura di Emanuela Di Lecce

Oramai sentiamo parlare spesso della plastica, dei problemi che essa causa a noi e alla biodiversità marina, ma quali potrebbero essere le possibili soluzioni a tale problema globale? Ed io che sono una delle “Sentinelle del mare”, uno degli ultimi progetti dell’associazione Fondalicampania, sono molto sensibile a tale argomento!

 

È proprio su questo che ricercatori in molte parti del mondo stanno lavorando, cercando di trovare nuovi approcci da utilizzare per riciclare al meglio tale materiale.

Infatti, una delle problematiche principali legate al problema della plastica nel mondo è non solo il consumo eccessivo, ma la mancanza molto spesso di appropriate tecniche di riciclo.

Ed è per questo che molte ricerche si stanno concentrando sull’analisi della possibile degradazione e conversione di diverse plastiche da parte dei batteri e sullo studio degli enzimi coinvolti in tale processo.

È in questo contesto che si colloca il recente studio effettuato dall’università del Queensland in Australia, i cui ricercatori hanno ulteriormente studiato la già nota abilità del “superverme” di cibarsi di polistirolo.

Il “superverme” in questione altro non è che lo stadio larvale del coleottero, Zophobas morio che arriva allo stadio adulto dopo che tali larve siano passate allo stadio di pupe.

Le larve di questo coleottero normalmente si cibano di crusca di frumento ed altri cereali ma, per mettere alla prova la loro capacità di nutrirsi di polistirolo, i ricercatori hanno suddiviso le larve in tre gruppi: uno nutrito con crusca, un altro con polistirolo, e l’ultimo a digiuno.

In tutti e tre i casi, la sopravvivenza delle larve per tutto il periodo di 3 settimane superava il 95%. Inoltre, un incremento di peso, seppur ridotto rispetto al gruppo di larve nutrito con crusca, è stato osservato anche nel gruppo nutrito con polistirolo, suggerendo la capacità di questo superverme di ottenere energia da tale polimero.

Inoltre, un passo in più fatto da tali ricercatori è stato quello di applicare una tecnica di sequenziamento del genoma, la metagenomica, per individuare i batteri intestinali coinvolti nelle diverse diete ed i possibili enzimi capaci di degradare polistirolo e stirene.

Gli insetti infatti sono capaci di sminuzzare la plastica ed ingerirla, per poi degradarla ulteriormente nel loro tratto intestinale, grazie all’aiuto dei batteri lì presenti (figura).

Gli enzimi del superverme degradano il polistirolo

Gli scienziati dunque sono riusciti ad identificare dei generi batterici, quali Pseudomonas, Rhodococcus e Corynebacterium, coinvolti nella degradazione del polistirolo e stirene, in quanto contenenti enzimi capaci di farlo.

Lo studio dell’università di Queensland è da ritenersi un punto di partenza per possibili applicazioni del microbioma del superverme nel riciclo della plastica, ad esempio, come da loro stessi suggerito nell’articolo di riferimento, tramite ulteriore caratterizzazione degli enzimi coinvolti nella degradazione del polistirolo, potendo essere questi ultimi ingegnerizzati e prodotti su larga scala.

Inoltre, secondo il prof. Rinke, il referente dell’articolo pubblicato su Microbial Genomics, i prodotti del processo di degradazione fatto da queste larve possono essere riutilizzati da altri microbi per creare altri composti come le bioplastiche.

Insomma, ricerche come queste ci fanno ben sperare in un futuro miglioramento dei processi di riciclo delle plastiche ed in generale nella risoluzione di tale problema globale!

A cura di Emanuela Di Lecce

Leggi anche :

Polistirolo al posto delle Bioplastiche

Accordo storico Mondiale sull’inquinamento da plastica

 

Leggi anche

Lascia un Commento

Questo sito web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza. Continuando la navigazione intenderemo che tu sia d'accordo, ma puoi annullare l'iscrizione se lo desideri. Accetta