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Taiji: la Baia della morte

da Davide De Stefano
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La settimana scorsa, parlando del destino dei cetacei impiegati nei film, vi ho menzionato Ric O’Barry, il trainer pentito. Vi ho raccontato che ha rinunciato a soldi e fama per difendere i diritti dei cetacei ed oggi voglio dimostrarvi quanto è stato radicale il suo cambiamento. In questo preciso istante Ric si trova a Taiji, una cittadina del Giappone localizzata nel distretto di Higashimuro, nella prefettura di Wakayama, che affaccia su una splendida Baia, teatro in questi giorni di uno dei massacri di cetacei più crudeli della storia contemporanea. In questa località, infatti, ogni anno dal 1 settembre a fine marzo (inizio aprile), si tiene la più insensata, orribile e triste caccia ai delfini che si conosca. Più di 23,000 tra delfini e focene viene assassinato barbaricamente.
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 Interi branchi di piccoli cetacei vengono spinti all’interno della Baia: gli esemplari più giovani e più rari (come ad esempio gli individui albini, oppure quelli senza graffi e/o cicatrici) vengono venduti ad acquari e privati, gli altri vengono presi a bastonate fino ad affogare

dopo atroci sofferenze, oppure viene loro reciso il midollo spinale, infilando un arpione pesante in un punto subito dietro lo sfiatatoio (la sofferenza, prima della morte liberatoria, dura anche mezz’ora). Durante questo periodo, l’acqua della Baia è costantemente colorata di rosso e l’aria è impregnata dell’odore di sangue, dolore e morte.

Questa strage annuale era praticamente sconosciuta fino al 2003, quando Sea Shepherd (tenete a mente questo nome, perché vi parlerò prossimamente di questa Organizzazione no-profit), documentò di nascosto con filmati e fotografie l’orrore che il Giappone si impegnava con ardore ad occultare. Nello stesso anno, due attivisti, furono arrestati e tenuti in carcere 4 settimane perché accusati di aver liberato dalle reti 15 delfini. La voglia di rendere partecipe l’opinione pubblica di quanto accadeva (e accade) in questi luoghi, rese possibile nel 2009 la realizzazione del film “The Cove”, un documentario diretto dal fotografo e regista Louie Psihoyos, che vinse l’Oscar per la categoria il 7 marzo 2010. Il documentario, censurato in Giappone, fu il frutto

di una lavoro segreto durato ben 5 anni, ed oltre a denunciare i metodi di caccia utilizzati, fornisce anche indicazioni riguardo alla quantità di mercurio contenuta nella carne dei cetacei (quantità che in poco tempo possono portare all’avvelenamento di coloro che consumano la carne stessa).

Ric, insieme ai suoi collaboratori della Ric O’Barry’s Dolphin Project e agli attivisti di Sea Shepherd si trova in zona in qualità di Guardiano della Baia. I Guardiani sono volontari che per tutta la durata del massacro si trovano a Taiji e provano a contenere la strage con azioni non violente di sabotaggio e ostruzionismo, oltre a documentare con immagini e filmati ciò che avviene da sempre. Il Governo giapponese, ovviamente, teme l’attività di questi volontari, al punto da inventarsi capi di imputazione fasulli pur di metter in prigione e di processare questi ragazzi e i loro leader. Ma ormai, il dado è tratto, e tutti sanno cosa accade realmente non solo a Taiji, ma anche in altre cittadine giapponesi. É stata sollevata una questione mondiale e sono state lanciate petizioni nazionali e internazionali per fermare il massacro di Taiji. Capi di Stato di tutto il mondo hanno espresso ufficialmente e formalmente il loro disaccordo al Governo nipponico per quanto avviene in queste Baie, ma la strada da fare si prospetta ancora lunga.
Vi lascio chiedendo di firmare anche voi una delle petizioni attive, per fermare l’annuale mattanza di Taiji, ma anche delle Isole Faroe, della Groenlandia ecc. Molti dei cetacei cacciati sono già a rischio di estinzione…Fate in modo che anche i vostri figli e nipoti abbiano l’opportunità di vederli in mare, nella loro casa. Al sicuro dall’odio dell’uomo.
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