E così, paradossalmente, il terrore di tutti i mari muore annegando. Nel suo elemento. Nella sua casa. In mare. Per darvi un’idea della crudeltà della cosa, provate a trattenere il respiro, finché potete. La sensazione che provate quando tornate a respirare è straordinaria, vero? Bene, ora immaginate di essere “costretti” a trattenere il respiro per un tempo molto più lungo. Sapete di aver a disposizione l’aria che vi salverebbe, ma non potete respirare. Il cuore accelera i battiti, le pupille si dilatano, la consapevolezza che state morendo si insinua nella vostra mente. Avete la salvezza ad un passo, e non potete raggiungerla. Ecco cosa prova uno squalo. La morte arriva come una liberazione, perché il dolore dovuto alla recisione delle pinne non è che una passeggiata confronto alla paura e alla tortura successiva. Tutto per una zuppa, un piatto tipico cinese considerato pure un lusso. Che in realtà, consumato in grandi quantità potrebbe causare anche la sterilità, per via del mercurio contenuto nei tessuti dello squalo. Ogni anno l’uomo cattura e uccide con questa pratica
circa 100 milioni di squali. Ogni anno muoiono in media 5 persone in seguito ad attacchi di squali. Ne muoiono di più per le zanzare, per gli attacchi di ippopotami, di cani e cavalli, per i serpenti e i ragni velenosi, per le meduse. Siete sicuri che siano proprio gli squali i predatori più feroci?

Davide De Stefano è attivista presso l’associazione Fondalicampania Aps, dove riveste il ruolo di Presidente. “Passione e competenza sono la base di un percorso associativo sano e produttivo. Dedicare parte del nostro tempo alla cura del bene comune è fondamentale per promuovere una crescita collettiva e tutelare la nostra salute. Il rispetto delle idee altrui nasce dalla consapevolezza che apparteniamo tutti a un’unica grande Tribù Globale. Cooperare, dunque, è uno strumento essenziale per proteggere l’ecosistema di cui facciamo parte.”