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Lo Sherman DD è pronto a «marciare» su Salerno – A cura di Anna Cozzolino

da D. De Stefano
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La seconda sezione civile del Tribunale ordinario di Roma, giudice Matilde Campanella, a mette la parola fine ad una vicenda che si trascina da quasi 15 anni, sancendo di fatto un principio che assume un significativo valore di precedente: anche ai reperti della Seconda guerra mondiale, al pari di quelli dell’antichità, può essere riconosciuto un vincolo di «originalità, storicità e importanza».

Lo Sherman DD lascerà il museo privato Piano delle Orme in provincia di Latina. Il Tribunale ha deciso: bene di interesse culturale. Per cinquantanove anni è rimasto adagiato in mare a 24 metri di profondità

Ma per comprendere bene la portata di questa decisione bisogna fare un passo indietro e fermarsi a quel sabato 18 maggio di 14 anni fa quando, in località Spineta, tra Paestum e Battipaglia, veniva finalmente riportato a galla, imbracato con le catene e sollevato su una chiatta, un pezzo di storia della Seconda guerra mondiale rimasto inabissato a 24 metri di profondità per cinquantanove lunghissimi anni. 

Non era un relitto qualsiasi, l’avevano capito subito i quattro amici di Salerno, appassionati di immersioni subacquee, che lo avevano scoperto alcuni anni prima dell’avventurosa operazione di recupero. «Quel carro armato speciale localizzato a due miglia dalla costa di Paestum – interviene lo storico Nicola Oddati, direttore del Museo dello Sbarco di Salerno – era ed è uno Sherman Duplex Drive, un mezzo anfibio usato dagli americani per lo sbarco in Normandia, di cui esistono solo altri due esemplari nel mondo, uno in Francia e uno in Gran Bretagna». 

Ma cosa ci faceva nelle acque del Tirreno se questo tipo di carri non risulta sia stato utilizzato nello sbarco di Salerno? Il giallo è stato risolto attraverso alcuni documenti ritrovati negli archivi americani di guerra: lo Sherman DD fu «testato» nel golfo di Salerno dal generale Dwight Eisenhower, poi eletto presidente degli Stati Uniti, prima di essere impiegato come arma segreta nell’invasione della Normandia.

Torniamo a quando lo Sherman viene riportato in superficie dopo che negli anni precedenti ci avevano provato, senza troppa fortuna, gli stessi americani. L’uomo che fa l’impresa si chiama Mariano De Pasquale, una vita a collezionare cimeli militari che espone in un museo privato, «Piano delle Orme», a Borgo Faiti, vicino Latina. 

Finanziatore dell’operazione recupero (all’epoca costò 20mila euro) è tutt’uno con l’«impossessamento» e trasferimento del mezzo bellico nel suo parco storico tematico laziale che ospita, tra gli altri 60mila reperti, lo Sherman della scena finale de «La vita è bella» con Roberto Benigni e de «Il paziente inglese» di Anthony Minghella.

 Il carro, pezzo unico, prende così il volo tra le rimostranze di alcuni dei sub che l’avevano scoperto. Come Luigi Chiaese che parla di un vero e proprio «scippo». Viene allora tirata in ballo la Soprintendenza per i beni archeologici che però definisce lo Sherman DD un «oggetto moderno» e quindi non di sua competenza. Sette anni dopo, nel 2009, è sempre la Soprintendenza ad ammettere l’errore: altro che oggetto moderno, quel carro armato è invece da ritenersi «bene di particolare interesse storico-culturale». E quindi deve essere restituito allo Stato.

Parte così la controffensiva contro De Pasquale: a prendere a cuore le sorti del cingolato c’è un magistrato salernitano, Angelo Frattini, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minorenni di Salerno, che dapprima apre un procedimento penale contro il museo privato di Latina, che però viene archiviato, e poi attiva l’Avvocatura generale dello Stato che intenta una causa civile a Piana delle Orme per la restituzione del carro armato.

 «Mi sembra davvero un sogno che dopo tanto tempo siamo riusciti ad avere ragione – dice Frattini, noto per le battaglie a favore dell’ambiente – il Ministero dovrà dare esecuzione alla sentenza tramite l’Avvocatura dello Stato e quindi definire le modalità del trasferimento e soprattutto la destinazione dello Sherman».

 Ora però si apre un nuovo capitolo che vede protagonista lo storico Oddati: l’assegnazione del prezioso reperto al Museo dello Sbarco di Salerno. 

«Ci sono tutte le premesse affinché venga ad arricchire la nostra esposizione permanente che già possiede pezzi unici – spiega Oddati – abbiamo fatto pervenire la disponibilità ad accoglierlo: ci sono gli spazi necessari e di recente siamo stati anche riconosciuti museo di interesse regionale».

A cura di Anna cozzolino

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