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Mozambico: una città petrolchimica minaccia l’ecosistema marino di Inhambane

da Davide De Stefano
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Un annuncio recente del governo del Mozambico ha acceso l’allarme tra ambientalisti e ricercatori di tutto il mondo. È prevista la costruzione di una “Città Petrochimica Nazionale” nel villaggio costiero di Mavanza, nel distretto di Vilankulo, provincia di Inhambane: una delle aree marine più sensibili e ricche di biodiversità dell’Africa orientale.

Il progetto, affidato alla Phoenix International Group di Hong Kong, ha un valore stimato di 2 miliardi di dollari e prevede la realizzazione di raffinerie, centrali termiche, terminali marittimi, oltre a impianti per la produzione di fertilizzanti e polimeri. L’obiettivo è quello di terminare la mega-infrastruttura entro il 2028.

Ma a quale costo?

L’area scelta è parte del paesaggio marino di Inhambane, un vero e proprio scrigno di biodiversità che ospita oltre 2.000 specie di pesci, tartarughe marine, squali, razze e — soprattutto — una delle ultime popolazioni rimaste di dugonghi nell’Africa orientale, con appena qualche centinaio di individui superstiti.

Una minaccia per la vita marina

Le organizzazioni ambientaliste, tra cui Re:wild e la Marine Megafauna Foundation, hanno espresso serie preoccupazioni. Tim Davenport, direttore per l’Africa di Re:wild, ha dichiarato che il progetto rappresenta “uno shock” e testimonia “una pericolosa sottovalutazione del valore della natura”.

Questo intervento industriale potrebbe distruggere habitat marini delicatissimi, minacciare le economie locali basate sull’ecoturismo e compromettere irrimediabilmente l’equilibrio ecologico dell’intera regione.

Il precedente di Angoche e le promesse mancate

Il governo ha promesso il rispetto di rigorosi standard ambientali. Tuttavia, non è la prima volta che il Mozambico si trova a gestire progetti di grande impatto con aziende straniere. Nel 2024, la compagnia Haiyu Mining fu accusata di gravi violazioni ambientali lungo la costa del distretto di Angoche, nonostante gli impegni iniziali a favore della sostenibilità.

È lecito quindi interrogarsi: saranno rispettate davvero le promesse di tutela ambientale? Oppure ci troviamo di fronte all’ennesimo caso in cui sviluppo economico e distruzione della natura vanno tristemente di pari passo?

Una scelta da rivedere

Numerosi gruppi locali e internazionali stanno chiedendo al governo mozambicano di fare marcia indietro. Le alternative sostenibili non mancano: il turismo ecologico, la pesca tradizionale e la protezione del capitale naturale potrebbero rappresentare un modello di sviluppo duraturo, senza mettere a rischio l’ecosistema.

Come cittadini del mondo, abbiamo la responsabilità di restare vigili e informati. La distruzione di un ecosistema come quello di Inhambane non è solo una tragedia locale, ma una perdita per tutta l’umanità.


Fonti: Mongabay, Re:wild

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