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La Foca Monaca a cura di Martina Di Vincenzo

da D. De Stefano
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La Foca monaca (Monachus monachus)

Ordine Carnivora – Sottordine Pinnipeda – Famiglia Phocidae
Etimologia incerta. 
Descritta per la prima volta nel 1779, sulla base di un unico individuo proveniente dalla Croazia, che venne tenuto in cattività. 
Presenta un leggero dimorfismo sessuale, con il maschio più grande della femmina. La lunghezza dell’adulto varia tra i 240 e i 280 cm, per un massimo di 350-400 kg. 
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Il corpo massiccio non le impedisce movimenti agili e aggraziati nell’acqua. Il capo è arrotondato e ornato due due cospicui ciuffi di vibrisse, mentre lunghe sopracciglia sovrastano gli occhi. Le pinne pettorali sono allargate e molto mobili, mentre quelle posteriori sono mantenute protese verso l’indietro. Ogni falange, bel visibile all’interno delle pinne, porta un’unghia all’estremità. Le pinne posteriori, di forma caratteristica, hanno il primo e quinto dito lungo, mentre quelle intermedie sono molto più corte. La coda è piccola e assai poco visibile. Il pelo, lungo circa 5 mm, è corto in paragone alla media dei Pennipedi e indica le abitudini temperato-calde di questa specie. Il sottopelo presente nei cuccioli, sparisce quasi completamente negli adulti. 
La livrea dell’adulto è piuttosto variabile, con una tendenza al bruno o grigio brunastro sul dorso e chiaro sul ventre, quasi sempre con pezzature bianche o giallastre i forma irregolare, più frequenti in posizione ventrale , ma talvolta anche sconfinanti sul dorso. Si sono riscontrati casi di melanismo, così come anche si sono osservati esemplari dal pelame bianco argentato. 
Come in tutte le foche, il nuoto si attua mediante il movimento laterale degli arti posteriori, mentre quelli anteriori servono solo per manovrare. A terra la Foca è lenta e impacciata e in questo si differenziano dalle Otarie, che anche sulla terra hanno invece una capacità locomotiva buona. Non esistono dati sulla velocità di nuoto. La profondità a cui abitualmente si immerge per cercare cibo è di circa 10-30 m, malgrado la si ritenga capace i immersioni fino a 100 m. La durata massima della sua apnea è ignota, si pensa si aggiri intorno ai 10 minuti.
La maturità sessuale viene conseguita alla lunghezza di circa 210 cm, all’età di 5-6 anni. L’accoppiamento avviene in acqua, per lo più nei mesi estivi e autunnali e la gestazione dura circa 11 mesi. La femmina partorisce un solo piccolo, all’asciutto, sui una spiaggia remota, meglio se al riparo di una grotta. Il tasso di natalità (11,5%) è uno dei più bassi tra i Pinnipedi. Non esistono dati sulla muta annuale della Foca monaca mediterranea; quella delle Hawaii muta ogni anno e permane fuori dall’acqua finché il processo non è completo. La longevità sembrerebbe aggirarsi intorno ai 20-30 anni. 
La Foca monaca è considerata sostanzialmente un Pinnipede stanziale, con un notevole grado di fedeltà al proprio luogo abituale di residenza. Ciò non impedisce ad alcuni individui, soprattutto giovani, di mostrare abitudini esploratorie che li possono portare a centinaia di km di distanza rispetto al luogo d’origine. Probabilmente questo meccanismo “naturale” serve a mantenere attivo un flusso di geni attraverso l’areale di distribuzione delle specie, impedendo l’insorgere di razze geografiche. 
La Foca monaca è un pinnipede prevalentemente costiero. Tuttavia la sua presenza in isole oceaniche testimonia la sua capacità di attraversare anche vaste estese di mare aperto.
La Foca monaca si alimenta sia di giorno che di notte. La sua dieta è formata prevalentemente  da Molluschi Cefalopodi (con una certa predilezione per il Polpo) e Pesci costieri prevalentemente demersali (Triglie, Saraghi, Orate, Dentici, Razze, Cefali ecc). 
Assai poco si conosce della sociobiologia della Foca monaca, ma sembra che sia un Pinnipede con un sistema sociale regolato dalla promiscuità sessuale. 
Malgrado non esistano dati certi al riguardo, sembra che posso essere oggetto di predazione da parte di squali e Orche. Il vero nemico di questa specie è tuttavia l’uomo, che ne sta seriamente mettendo in pericolo la sopravvivenza. 
Nemmeno le stime più ottimistiche valutano a più di 500 esemplari il numero totale della specie, elencata nel Red Data Book dell’IUCN tra le specie in pericolo di estinzione. Il tasso di declino si aggira intono al 10% annuo, ciò significa che entro al massimo 15 anni gli effettivi individui saranno ridotti ad un totale di 100, sparpagliati su una area vastissima. A quel punto, sarà impossibile scongiurarne l’estinzione.

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