Home In Evidenza Biomagnificazione, ecco come la plastica sta uccidendo l’uomo

Biomagnificazione, ecco come la plastica sta uccidendo l’uomo

da D. De Stefano
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Il mare è uno ma per comodità lo dividiamo in oceani e mari, il nostro pianeta è coperto per il 70% dal mare.

Il mare è il cuore del pianeta

Questo è paragonabile al “cuore” del nostro pianeta perché con l’evaporazione e le conseguenti precipitazioni, distribuisce l’acqua sulla terra, consentendo la vita a tutti gli esseri viventi.

Il mare regola la temperatura del nostro pianeta, modella le terre emerse, produce il 50% dell’ossigeno che respiriamo.

Insomma è un organo di vitale importanza per la nostra salute.

La plastica è simbolo di progresso, per questo se ne racconta soprattutto l’aspetto positivo.

Negli ultimi decenni la plastica ha raggiunto ogni anglo del mondo anche i più remoti, questa una volta diventa rifiuto, raggiunge il mare attraverso i corsi d’acqua, assorbendo come una spugna, tutte le sostanze tossiche diluite .

Ne consegue che un singolo frammento di plastica, contiene un milione di sostanze tossiche in più rispetto all’acqua che lo circonda.

Più’ plastica che stelle nel celo

Secondo uno studio della 5 Gyres, nel mare sono presenti 5250 miliardi di plastiche di varie dimensioni, in poche parole un numero 20 volte superiore a quello dei corpi celesti presenti nella via Lattea.

Uno dei maggiori pericolo per la salute del mare è costituito dalle microplastiche.

Microplastiche e microfibre 3 distinte categorie

Le microplastiche sono particelle invisibili ad occhio nudo ma costituiscono un serio pericolo in quanto prendono parte del plancton e vengono mangiate dai pesci, finendo così nel nostro ciclo alimentare.

Secondo un modello globale di classificazione delle plastiche per dimensioni, esistono 3 distinte categorie di plastiche

  1. macroplastiche superiori ai 4,75mm,
  2. quelle inferiori ai 4,75mm micrplastiche
  3. e poi le nanoplastiche inferiori ai 0,02 mm.

Il mediterraneo è il mare più inquinato, la “biomagnificazione” e il rischio per gli esseri umani.

Secondo una ricerca pubblicata da Marcus Eriksen e 5Gyres il mediterraneo è il mare più inquinato.

Lungo le coste italiane galleggiano 2576 tonnellate di plastica.

I piccoli pesci mangiano le microplastiche, poi quelli più grandi mangiano i pesci più piccoli, assorbendo anche la dose di plastica che contengono che va sommandosi a quella che hanno già ingerito filtrando l’acqua del mare e così via fino al principale predatore della catena alimentare cioè l’uomo. Questo fenomeno viene definito “biomagnificazione”.

Secondo un prelievo di 10 campioni di acqua effettuati in vari luoghi nel mondo, ci sono fra i 100 e le 600 fibre inferiori ai 4 mm per ciascun campione rilevato. Ogni campione misura 50 galloni ovvero circa 180litri di acqua.

Futuro di plastica

Secondo uno studio presentato al world economic forum del 2016 , si prevede che nel 2050 il peso della plastica in mare supererà quello degli animali che lo popolano.

La produzione di plastiche è salito da 51milioni di tonnellate nel 1964 ai 322 milioni di tonnellate nel 2015, soltanto il 10% delle plastiche viene riciclato ogni anno.

Da dove provengono le plastiche che invadono il mare?

È stimato che circa 13 milioni di tonnellate di plastica finisce in mare ogni anno, e la quantità è in costante crescita.

80 per cento di esse proviene dalla terra ferma, anche da zone molto lontane dal mare.

Basta osservare attentamente la plastica che entra nei tombini delle nostre città, da lì finisce negli scarichi, poi in qualche fiume e poi a mare. 

I depuratori non riescono a trattenere tutta la plastica, quindi gran parte di essa finirà sicuramente a mare.

Secondo una ricerca , su un area come quella di Parigi, si depositano dalle tre alle dieci tonnellate di fibra sintetica.

Un apporto significato di microfibre , proviene dagli scarichi delle lavatrici domestiche, a causa delle migliaia di microfibre presenti nei vestiti.

Poi ci sono le microplasiche presenti nella cosmetica , migliaia di unità per piccole quantoudi prodotto.

Cosa accade quando la plastica arriva a mare ?

Prima di arrivare a mare, la plastica compie lunghi tragitti, Luongo i quali viene ‘attaccata dei raggi ultravioletti del sole e disgregata. A questo si aggiunge l’effetto chimico e meccanico (onde,corrente) dell’acqua, quello del calore e l’azione dei microorganismi.

Un filo di lenza da pesca impiega 600 anni per degradarsi, una bottiglia di plastica ne impiega quali 500 e questo in condizioni favorevoli. Soprattutto in assenza di luce, come negli abissi , i tempi si allungano.

La Macroplastiche , prima di ridursi in microplastiche, impiegano diversi anni e possono causare molti problemi per la navigazione e per il turismo.

Le plastiche veicolano specie aliene e organismi patogeni

 

Le macroplastiche possono anche fare da vettore per il trasporto di organismi patogeni o specie aliene. Infatti basta asservire un pezzo di plastica a mare per rendersi conto che questi presenta sulla superficie delle piccole piantine. Navigando per i mari, ogni singolo pezzo di plastica, trasporta per lunghi tratti la sua personale “colonia”.

La plastica sta soffocando il mare

 

Negli ultimi anno sono stati studiati 663 specie diverse di animali .

344 sono risultati vittima dell’intrappolamento.

Annualmente si stima un numero di casi che va da un minimo di 57.000 a un massimo 137.000 animali intrappolati nella plastica.

331 specie invece ingeriscono le microplastiche perché scambiate come cibo, oppure ci sono le ingestioni di plastiche involontarie perchè contenute nei pesci predati.

Le conseguenze sono gravissime perché si va dalla sensazione di sazietà per cui gli animali non vanno più alla ricerca di cibo o all’ostruzione dello stomaco e intestino.

Possibili soluzioni:

Le azioni individuali sono una parte di un puzzle molto più grande, esempio:” Se una persona getta un bicchiere di plastica nell’indifferenziata questo rischia di finire polverizzato in qualche corso d’acqua . Di conseguenza la stessa persona se lo ritroverà nel piatto fra qualche anno.”

Bisogna maturare una maggiore coscienza eco compatibile, ma questo è possibile soltanto attraverso un azione congiunta fra politica,  cittadini e  cultura.

Limitare l’uso della plastica monouso è indispensabile per tamponare il problema, ma la tecnologia dovrà impegnarsi a trovare una soluzione definitiva, magari creando un materiale alternativo, economico che rechi meno danni all’ambiente.

Siamo ancora lontani da soluzioni convincenti, per questo bisogno suonare la carica e sconfiggere il mostro della plastica, le motivazioni non mancano ma senza il sostegno dei governi la lotta è persa in partenza.

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