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Lo Zifio (Ziphius cavirostris)

da Davide De Stefano
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OrdineCetacea – Sottordine Odontoceti – FamigliaZiphiidae
Etimologia del nome scientifico
Ziphius: incerta: dal greco xiphos, spada, forse per il rostro allungato, considerato spadiforme. Cavirostris dal latino cavum e rostrum, dal rostro cavo.

Maschi e femmine raggiungono dimensioni simili (contrariamente alla diffuse opinione che le femmine di Zifio siano più grandi dei maschi). Le dimensioni medie dell’adulto sono di circa 6 me il peso si aggira mediamente sulle 3 tonnellate. Il corpo è siluriforme, piuttosto tozzo. (clicca Mi Piace continua a leggere)

Capo piccolo, lateralmente convesso superiormente per la presenza del melone (organo deputato all’ecolocalizzazione), con il rostro molto corto. Lo sfiatatoio, posto sulla verticale degli occhi e leggermente asimmetrico sulla sinistra, è a mezzaluna con la concavità ricolta in avanti. Subito dietro lo sfiatatoio vi è una depressione, tipica della specie. La rima boccale è corta, dalla tipica forma sigmoide, quasi a “sogghigno”; l’apice della mandibola è decisamente sporgente in avanti, sotto alla mascella superiore. Descrivere la colorazione dello Zifio è abbastanza complicato. Pare che esistano differenze di colorazione dovute all’età e al sesso. I maschi adulti presentano una colorazione grigio ardesia su tutto il corpo, ad eccezione del capo e del dorso immediatamente retrostante, che sono biancastri. Le femmine adulte possono avere una colorazione che varia dal grigio scuro a bruno rossiccio o bruno caffellatte, con il capo di sfumatura più chiara (ma mai bianco come nel maschio). Il colore di fondo dello Zifio è inoltre quasi sempre frammisto a graffiature e macchie, che sembrano il risultato di interazioni competitive e/o aggressive.

Lo Zifio viene descritto genericamente come un nuotatore rilassato e tranquillo. Il rostro non viene spinto fuori dall’acqua; una tipica sequenza respiratoria inizia con l’apparizione del melone, seguita dall’emissione di un soffio modesto. Poi il capo scompare sott’acqua mentre appare il resto del corpo con la pinna dorsale. La sequenza di superficie, nel corso del quale il cetaceo nuota in genere appena sotto il pelo dell’acqua, comporta una serie di soffi intervallati di circa 20 secondi. L’ultima respirazione prima dell’immersione, che può durare oltre 30 minuti, è accompagnata quasi sempre dal sollevamento della coda fuori dall’acqua, proprio come fanno i Capodogli.
Non abbiamo precise informazioni che riguardano il ciclo vitale e riproduttivo degli Zifi, né sulle abitudini migratorie o sul comportamento sociale.
Sembra si tratti di un predatore opportunista, si ciba cioè delle prede maggiormente disponibili a seconda dei casi.
Lo Zifio può essere attaccato dall’Orca. Nel 1985, al largo di Finale Ligure, un’Orca fu fotografata mentre staccava brani di carne da una carcassa fresca di Zifio, che con ogni probabilità essa stessa aveva catturato. La principale causa di mortalità in Mediterraneo sono comunque le catture accidentali in reti pelagiche derivanti. Da segnalare infine l’ipotesi che alcuni spiaggiamenti collettivi siano in qualche modo collegati alle esercitazioni militari e alle conseguenti esplosioni subacquee.
In Italia, lo Zifio può essere avvistato in Mar Ligure, lungo le coste del Lazio, sul versante orientale della Sardegna e all’estremo della Penisola Salentina.
Lo Zifio sembra essere un cetaceo poco abbondante, malgrado la sua capillare diffusione (è presente in tutti i Mari del mondo). Nel Red Data Book dell’IUCN è tuttavia elencato nella categoria delle specie insufficientemente conosciute.

A cura di Martina Di Vincenzo
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