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Sea Shepherd: i Guardiani degli Oceani

da D. De Stefano
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Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi dei miei eroi. Avete presente Spiderman, Iron Man, Capitan America e via dicendo? Ognuno di loro è ed è stato sicuramente fra i vostri supereroi preferiti…Ebbene, i miei eroi sono diversi. Non hanno poteri straordinari: non volano, non si allungano, non sparano ragnatele. I miei eroi navigano per i sette mari, inseguono le baleniere e sparano bombolette di acido butirrico sui ponti delle navi “mattatoio”.(Clicca Mi Piace e continua a leggere)

 I miei eroi si definiscono eco-pirati, battono la bandiera nera che riproduce un teschio bianco su un arpione e un tritone incrociati e si muovono al grido di “per gli oceani!”. I miei eroi sono ragazzi e ragazze comuni, di diverse nazionalità, che volontariamentehanno deciso di dedicare parte della loro vita alla salvaguardia degli oceani e delle creature che vi abitano. I miei eroi appartengono tutti a Sea Shepherd.
Sea Shepherd è un’organizzazione no-profit che è stata fondata nel 1977 da Paul Watson, uno dei tre fondatori di Greenpeace. Egli sosteneva che la protesta passiva non fosse più utile per raggiungere obiettivi costanti e duraturi, perciò decise di fondare la propria organizzazione con il preciso impegno di impedire a chiunque la strage di balene, delfini, squali e foche con qualunque mezzo, senza mettere mai in pericolo la vita umana. La flotta di Sea Shepherd si è modificata nel tempo, ma in generale ha sempre potuto fare affidamento su tre navi “inseguitrici”, un trimarano, un elicottero e qualche gommone o motoscafo veloce. Tutti donati da chi ha deciso di sostenere la loro causa. L’organigramma della “società” è preciso: esistono ruoli, gerarchie e ordini esattamente come nei corpi di Marina di un qualsiasi Paese. Può fare affidamento su tutta una serie di volontari “a terra” che si occupano delle campagne di sensibilizzazione, delle raccolte fondi e dei contatti (la sede italiana si trova a Milano), ma soprattutto, il cuore pulsante di Sea Shepherd è rappresentato dal personale “di bordo”. Uomini e donne che hanno fatto della difesa dei mari il loro principale scopo di vita, che accettano di vivere in condizioni spesso non agiate (sulla navi non si hanno certo i comfort di una casa o di un albergo) e che spesso si trovano a dover fare i conti con la legge. Dei buoni, ma sempre più spesso anche dei cattivi. In cima alla lista nera di Sea Shepherd ci sono infatti le baleniere giapponesi, che navigano nell’area marina protetta dell’Antartide per cacciare i grandi cetacei a scopo alimentare nascondendo i loro propositi dietro quelli della ricerca scientifica. Una cosa che è stata vietata dall’ONU, ma al quale nessuno sembra voler porre davvero una fine. I pescatori giapponesi, forti della protezione della Yakuza, in barba alle sentenze internazionali e alle contestazioni dei vari Paesi, ogni anno partono per perseguire la loro mattanza. E ogni anno trovano gli eco-pirati sulle loro rotte che, decisi a fermarli con azioni di sabotaggio non violente, inseguono la flotta giapponese per evitare il lancio degli arpioni e lanciano a loro volta acido butirrico sulle navi “mattatoio” (quelle dove le balene vengono macellate). Questo acido dall’odore nauseabondo rende inservibile la carne, che quindi non può più essere macellata. Da quando l’organizzazione ha iniziato tali azioni, il numero di balene cacciate è sceso di due terzi. Due terzi vuol dire che ogni anno Sea Shepherd riesce a salvare oltre 400 balene, spesso rischiando l’incolumità dei propri “marinai”. Ma le loro azioni si rivolgono alla protezione di tutte le creature marine: delfini (esempio a Taiji), squali (contro il finning), tartarughe marine, foche ecc.
Se volete sostenere l’organizzazione, donate il vostro 5 per mille a Sea Shepherd utilizzando il codice fiscale 97560620151. Per gli oceani!

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