Fondalicampania ha aderito alla rete di associazioni Worldrise per la tutela del mare, rafforzando il suo impegno nella difesa del patrimonio blu. Per approfondire il senso di questa alleanza, abbiamo intervistato Stefano Bellomo, coordinatore del progetto 30×30 Italia, che ci ha raccontato obiettivi, difficoltà e azioni concrete per proteggere i mari italiani.
Conosciamo Stefano Bellomo
«Coordino il progetto 30×30 Italia, l’alleanza promossa da Worldrise che punta a proteggere in modo efficace almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030», spiega Bellomo. «Il mio lavoro consiste nel guidare le attività strategiche e operative dell’Alleanza: dallo sviluppo di campagne di sensibilizzazione alla costruzione di reti con associazioni, enti locali e istituzioni, fino all’elaborazione di strumenti condivisi». Un progetto che nasce «con una visione sistemica, per rafforzare la consapevolezza collettiva e promuovere politiche concrete a tutela del mare».
Worldrise e la sua missione
Worldrise nasce nel 2013 dall’iniziativa di un gruppo di giovani con l’obiettivo di tutelare il mare italiano attraverso un approccio innovativo, partecipativo e creativo. «La sua missione è promuovere la conservazione efficace del mare, facilitando un cambiamento positivo che parta dalla consapevolezza del valore dell’oceano e si traduca in un impegno collettivo per la sua salvaguardia», racconta Bellomo, sottolineando come oggi Worldrise sia «un’organizzazione di riferimento per la protezione del mare in Italia, con progetti che uniscono educazione, arte, scienza e coinvolgimento attivo della società».
I progetti principali per tutelare il mare
Tra i progetti più significativi di Worldrise c’è 30×30 Italia, l’alleanza che punta a proteggere il 30% dei mari italiani entro il 2030, coinvolgendo oltre 60 organizzazioni e lavorando su comunicazione, advocacy e strumenti operativi per i territori. Accanto a questo, SEATY trasforma tratti di costa ad alto valore ecologico in aree di conservazione ed educazione marina, con attività gratuite come snorkeling con biologi marini, yoga, biowalk e percorsi scolastici.
Il progetto AMPlification valorizza le Aree Marine Protette già esistenti, creando connessioni tra AMP, comunità locali e pubblico attraverso incontri, attività pratiche e momenti informativi. Non manca lo spazio per l’arte con Musica per il Mare e Worldrise Walls, che portano la tutela del mare tra festival musicali sostenibili e murales assorbi-smog nelle città. Infine, Festivalmar porta la cultura oceanica tra arte, scienza, musica ed educazione, con edizioni già realizzate tra Milano, Sardegna e Puglia. «Insieme, questi progetti creano un impatto sistemico che non si limita alla protezione ambientale, ma coinvolge anche il cambiamento culturale e sociale necessario per garantire un futuro sostenibile al nostro Pianeta Blu», afferma Bellomo.
Come vengono scelti i luoghi degli interventi
Worldrise sceglie i luoghi dei suoi progetti attraverso criteri scientifici, strategici e relazionali: «Valutiamo il valore ecologico dell’area, come la biodiversità marina e la presenza di habitat sensibili, ma anche il contesto sociale e culturale, cercando comunità pronte ad attivarsi con noi», spiega Bellomo. «La replicabilità e l’impatto educativo sono fondamentali: vogliamo che ogni progetto diventi un esempio positivo da far crescere altrove».
Le principali difficoltà da affrontare
Bellomo evidenzia che «una delle principali difficoltà è la frammentazione delle competenze nella gestione del mare in Italia, con normative complesse e spesso poco aggiornate». A questo si aggiunge una sfida culturale: «Non sempre c’è consapevolezza dell’importanza del mare, soprattutto in contesti lontani dalla costa, per questo lavoriamo molto sulla comunicazione».
Anche costruire alleanze solide tra enti pubblici, privati e associazioni «richiede tempo e fiducia reciproca, ma crediamo che il cambiamento si giochi proprio qui». Infine, come molte realtà del terzo settore, anche Worldrise si confronta con risorse economiche non sempre stabili, richiedendo «grande flessibilità e progettazione strategica per garantire continuità e crescita ai progetti».
Come contribuire alla tutela del mare con Worldrise
«Chiunque può contribuire alle attività di Worldrise», sottolinea Bellomo. A livello personale, si può partecipare come volontari, sostenere i progetti con una donazione, prendere parte agli eventi o amplificare il messaggio seguendo Worldrise sui social. Le associazioni possono aderire alla rete 30×30 Italia, «un’alleanza che permette di condividere risorse, formazione e strumenti di comunicazione per lavorare insieme verso l’obiettivo comune di proteggere il 30% dei mari italiani entro il 2030». «Contribuire con Worldrise significa entrare a far parte di una comunità che crede nel potere delle azioni collettive per proteggere il nostro mare», aggiunge Bellomo.
Alla domanda su quale sia il gesto più semplice per aiutare il mare, Bellomo risponde: «Informarsi e agire, anche nel proprio piccolo. Conoscere i problemi del mare ci aiuta a fare scelte più consapevoli: evitare la plastica monouso, scegliere prodotti sostenibili, supportare chi si occupa di tutela del mare». E conclude con un messaggio chiaro: «Ogni gesto, anche se piccolo, conta. Se fatto da tanti, può generare un impatto reale. Il cambiamento nasce dalla somma delle scelte quotidiane di ciascuno di noi».

Elisabetta Rota vive a Ponticelli in provincia di Napoli e studia Comunicazione pubblica, sociale e politica alla Federico II. La sua passione per la scrittura e il rispetto per l’ambiente l’hanno portata a diventare socia dell’associazione Fondalicampania APS per la quale si occupa di attualità e territorio. Elisabetta è anche giornalista presso Magazine Informare e copywriter per FAMACS Agency.