Non tutte le acque sono acque di balneazione, se una spiaggia non è balneabile a causa delle acque contaminate non è possibile immergersi, nuotare o semplicemente fare un bagno serenamente. Si rischia di contrarre infezioni batteriche o irritazioni cutanee.
Per evitare rischi alla salute dei bagnanti, l’Europa ha emesso una direttiva relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione. Entrata in vigore il 24 febbraio del 2006, regola il monitoraggio e la classificazione della acque balneabili, la loro gestione e l‘informazione al pubblico su quanto analizzato.
La direttiva è stata accolta dall’ordinamento italiano il 30 maggio del 2008, data a partire dalla quale il nostro paese, ancora oggi, si impegna a garantire protezione e sicurezza ai bagnanti.
Il controllo avviene in tutte le superfici di acqua in cui si pratica la balneazione, non è applicato alle piscine, alle terme, alle acque utilizzate per fini terapeutici ed infine alle acque create artificialmente e separate da dighe da acque sotterranee o superficiali.
Il monitoraggio spetta agli Stati membri che, in base ai parametri stabiliti dall’Unione europea, dichiarano la lista delle acque balneabili e non balneabili. Il controllo delle acque è obbligatorio e deve essere eseguito prima dell’inizio della stagione balneare. Devono poi essere monitorate con una cadenza di ogni quattro settimane, secondo calendario prestabilito. L’analisi delle acque avviene principalmente nei punti di monitoraggio, ossia delle zone in cui è maggiormente concentrato l’afflusso dei bagnanti e in cui si prevede il maggior rischio di inquinamento.
I parametri adottati per la valutazione delle acque sono principalmente due: enterococchi intestinali e escherichia coli, entrambi adottati come indicatori di inquinamento fecale. Tuttavia, sono considerati anche altri parametri “secondari”, come la presenza di cianobatteri (alghe azzurre che vivono in acque salmastre e appartengono alla famiglia dei batteri) microalghe o fitoplancton, tossici per le acque. In relazione alla presenza o assenza di questi microrganismi, la qualità delle acque di balneazione viene classificata su una scala ascendente che vede alla base un livello scarso, a cui seguono quello sufficiente, buono ed eccellente.
Il controllo delle acque
Il controllo delle acque è necessario per la tutela della salute pubblica. In accordo con la direttiva europea, l’Italia adotta gli stessi requisiti per la valutazione delle acque. I prelievi delle acque devono essere efettuati ad una profonità compresa tra gli 80 e i 120 centimetri, anche nelle regioni che hanno coste molto alte, come la Sardegna. In caso di mancato controllo durante la stagione balneare, la normativa italiana giudica non idonee alla balneazione le acque in cui non è avvenuto un completo monitoraggio.
Rispetto agli altri paesi, l’Italia adotta criteri rigorosamente restrittivi per le acque non regolarmente campionate o monitorate e per quelle inquinate. In Campania l’ARPAC, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania opera sotto controllo della Regione Campania. In qualità di ente scientifico-tecnico, tra le tante attività finalizzate alla tutela del territorio, si occupa del controllo delle acque in oltre 300 punti della costa campana. Inoltre, è possibile consultare tutti gli aggiornamenti sulla balneabilità delle acque su portale.arpacampania.it.
Dal 2019 l’ente ha creato un’app di informazione su cui è possibile consultare i dati ufficiali in tempo reale.
Le acque campane
Esiste già sul nostro sito un articolo sulle acque balneabili, aggiornate per l’estate 2025. Ma quali sono invece quelle non balneabili, e le ragioni del divieto di balneazione?
La regione ha stabilito controlli mensili del litorale campano dal 1 aprile al 30 settembre 2025. Dopo il monitoraggio delle acque, gli esiti devono essere resi pubblici sia in caso di balneabilità consentita che vietata. I laboratori che si occupano dell’analisi devono informare il sindaco, che provvede ad emettere un’ordinanza di divieto che deve essere inserita in un portale di ordinanze, visibile sul sito del Ministero della Salute.
Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) ha pubblicato i dati ufficiali sulle condizioni delle acque campane. Di tutte le 328 acque destinate alla balneazione, l’89% risultano idonee e solo il 2% non idonee. Le percentuali riportate sono suscettibili a cambiamenti, possono modificarsi in base a diversi fattori che ne alterano i requisiti.
L’APRAC ha raccolto i dati da aprile a maggio 2025 e ha riportato una tabella delle aree non balneabili, in tutto sono undici: Nel salernitano risultano non balneabili il Lido Spineta a Battipaglia, la spiaggia libera tra Fuorni e Picentino e la zona ad est del fiume Irno. Nel napoletano, precisamente a Castellammare di Stabia il divieto di balneazione riguarda l’Ex Cartiera, Villa Comunale. A Torre Annunziata non passa i controlli la zona a nord del fiume Sarno. A Pozzuoli è sospeso il servizio per la Stazione Marina di Licola, Lido di Licola, Stabilimento balneare Pozzuoli e Effluente nord depuratore di Cuma. Ultima area vietata si trova a Sessa Aurunca, nel casertano, ed è la foce sud del fiume Garigliano.
Il divieto di balneazione è stato stabilito in seguito alla rilevazione di batteri di cui abbiamo parlato prima che compromettono le acque. Come già scritto, le condizioni delle acque possono variare: migliorare o peggiorare. In attesa di nuovi esiti sugli ultimi campionamenti effettuati, questo è quanto prevede la legge.

Emanuela Bervicato, 23 anni di frenesia e grinta. Però senza ansia e senza stress, ripete sempre. Speaker radiofonica, giornalista, solare, dinamica, curiosa e buona ascoltatrice. Non c’è problema che non abbia soluzione, la praticità è la sua carta vincente. Per questo è sempre sul pezzo.