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Le mamme più straordinarie del mare

da Elisabetta Rota
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Nel nostro immaginario, le mamme vivono tra coccole, carezze e notti insonni. Ma se guardiamo sotto la superficie del mare, scopriamo che la maternità – in tutte le sue forme – è un viaggio complesso, faticoso e spesso commovente. Alcune madri marine rinunciano persino a vivere per garantire un futuro alla propria prole. In occasione della Festa della Mamma, vogliamo raccontarvi alcune delle storie più incredibili di maternità tra le onde: un tributo a quell’istinto che, in natura, supera ogni ostacolo. Un omaggio alle creature che, sotto le onde, incarnano l’amore più profondo

Mamme delfino: vocine che scaldano il cuore

I delfini (famiglia Delphinidae) sono noti per la loro intelligenza sociale e il linguaggio complesso. Le mamme delfino comunicano con i cuccioli usando un tono più acuto, simile a come noi esseri umani usiamo il “baby talk”. Questa forma di comunicazione aiuta a catturare l’attenzione del piccolo e facilitare l’apprendimento.

Ogni delfino emette un “signature whistle” unico, che funziona come un nome. Studi condotti su tursiopi (Tursiops truncatus) hanno dimostrato che i cuccioli imparano il proprio fischio nei primi mesi di vita, grazie alla ripetizione materna. È una delle forme di imprinting acustico più affascinanti del regno animale.

Capodogli: quando le mamme fanno squadra

I capodogli (Physeter macrocephalus) vivono in gruppi matriarcali formati da femmine adulte e cuccioli. Le immersioni per la caccia possono durare oltre 45 minuti e arrivare fino a 2.000 metri di profondità, ben oltre le capacità di un cucciolo. Durante queste immersioni, i piccoli restano in superficie sotto la protezione di altre femmine, in un sistema sociale chiamato “allo-parenting”. Questo comportamento cooperativo è cruciale per la sopravvivenza dei cuccioli ed è stato osservato anche nei gruppi di orche e beluga.

Leoni marini: mamme a tempo pieno

Le femmine di leone marino della California (Zalophus californianus) danno alla luce un solo cucciolo per stagione e si dedicano interamente a lui per diverse settimane. Durante questo periodo iniziale, chiamato “periodo di allattamento costante”, non si allontanano mai dalla spiaggia.

Il latte del leone marino è tra i più grassi del regno animale: può contenere fino al 50% di grassi, per garantire una rapida crescita. Dopo il primo mese, la madre inizierà ad alternare brevi immersioni per nutrirsi con ritorni frequenti per l’allattamento, mantenendo un forte legame vocale e olfattivo con il cucciolo.

Polpi: maternità fino all’ultimo respiro

Il polpo comune (Octopus vulgaris) depone fino a 200.000 uova, che vengono disposte in filamenti ordinati all’interno di una tana protetta. La madre le ossigena costantemente con getti d’acqua, le pulisce e le protegge da predatori e batteri. Durante la cova – che può durare dai 2 ai 10 mesi a seconda della specie e della temperatura dell’acqua – la femmina smette di nutrirsi. Studi condotti in laboratorio e in natura mostrano che il sistema nervoso della madre regola la fame in modo da sopprimere l’istinto predatorio fino alla schiusa. Dopo di che, la madre muore, completando un ciclo riproduttivo unico e irripetibile.

Tartarughe marine: l’istinto che dura decenni

Le tartarughe marine – in particolare la Caretta caretta e la Chelonia mydas (tartaruga verde) – tornano a deporre le uova sulla stessa spiaggia in cui sono nate, un comportamento noto come filopatria. Questo ritorno può avvenire anche dopo 25-30 anni di vita oceanica.

Scavano con le pinne posteriori buche profonde nella sabbia e depongono fino a 120 uova per nido, spesso in più riprese nella stessa stagione. Sebbene abbandonino il nido dopo la deposizione, la scelta del luogo è cruciale: la temperatura della sabbia determina il sesso dei piccoli, e le femmine sono incredibilmente precise nella selezione del microhabitat.

Mamme indaffarate: il caso del pesce palla

Le femmine di alcune specie di pesce palla giapponese (Torquigener albomaculosus) hanno un approccio più… delegante. Dopo aver deposto le uova in un nido perfettamente geometrico creato dal maschio sul fondale sabbioso, si allontanano e lasciano a lui il compito della cova e della protezione.

Questi nidi, spesso larghi oltre 2 metri, sono realizzati con una precisione straordinaria e servono sia ad attirare la femmina che a proteggere le uova dai predatori. Le madri, però, hanno l’agenda piena e affidando la missione a un partner affidabile… e ben addestrato.

Un pensiero alle mamme squalo (sì, anche loro!)

Le femmine di squalo toro (Carcharias taurus) e altre specie vivipare partoriscono piccoli già formati, lunghi anche 1 metro e perfettamente autonomi. Durante la gestazione, alcuni embrioni si nutrono delle uova non fecondate o addirittura degli altri fratelli (cannibalismo embrionale), in una forma di selezione naturale interna chiamata ovofagia o adelofagia. Anche se non offrono cure post-natali, queste mamme garantiscono che i cuccioli nascano forti e già capaci di cacciare. È un modello evolutivo estremo ma efficace in ambienti dove la competizione è altissima.

Mamme straordinarie come il mare che le accoglie

Che si tratti di cullare, difendere, nutrire o anche soltanto scegliere il posto giusto, tutte le mamme del mare mettono in atto strategie straordinarie per garantire la sopravvivenza della sua prole. La loro dedizione – a volte tenera, a volte spietata – ci ricorda che la maternità non è mai un concetto semplice: è un’energia che si adatta, resiste, si trasforma. E nel profondo degli oceani, tra suoni, colori e silenzi, continua a pulsare vita. Buona festa della mamma anche a chi protegge, nutre e ama sott’acqua.

 

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