Quasi tutti sanno che il Rio delle Amazzoni è il fiume più grande del mondo, sia per lunghezza che per volume d’acqua. Dopo aver percorso ben 6.992 km, raggiunge l’Oceano Atlantico dove scarica circa 209.000 m³ di acqua dolce al secondo, più del Nilo, dello Yangtze e del Mississippi messi insieme. La portata d’acqua è così forte e voluminosa che può “spingere” il sale dell’oceano per oltre 150 km.
Tutto questo è impressionante, ma c’è un altro fenomeno meno noto che si verifica parallelamente e passa quasi inosservato: sopra il Rio delle Amazzoni, tra le nuvole – o meglio, formando le nuvole – si trova anche il più grande fiume aereo del mondo. Sì, non è una fantasia: ci sono fiumi giganteschi nel cielo, proprio sopra le nostre teste.
Cos’è un fiume aereo?
In breve, i fiumi aerei sono enormi masse di vapore acqueo che circolano nel cielo e trasportano giganteschi volumi d’acqua da un luogo all’altro. La direzione di questo flusso è influenzata dal vento e da barriere naturali, come catene montuose e montagne, che ne modificano la direzione. Il fiume aereo più grande del mondo nasce dalla foresta amazzonica ed è essenziale per l’equilibrio climatico dell’intero continente americano. Trasporta circa 20 trilioni di litri d’acqua al giorno: il fiume stesso ne trasporta 17 trilioni nello stesso tempo, il che significa che c’è più acqua sopra che sotto!
Come si formano?
Gli alberi della foresta amazzonica rilasciano vapore acqueo attraverso la traspirazione. Questo vapore sale e incontra i vapori derivanti dall’evaporazione dei fiumi e del suolo. Si formano grandi masse d’aria umida, che viaggiano con i venti da est a ovest. Quando incontrano barriere naturali come la Cordigliera delle Ande, cambiano direzione e scendono verso sud e sud-est di Brasile, Paraguay, Bolivia e Argentina.
Qual è l’importanza di un fiume che non possiamo vedere?
I luoghi attraversati dai fiumi aerei sono quelli più piovosi e sono anche i più fertili per l’agricoltura, poiché l’acqua trasporta importanti minerali. Oltre a fornire precipitazioni nelle regioni agricole, questo flusso di umidità alimenta anche i bacini idrici e le falde acquifere naturali ed è direttamente collegato alla produzione alimentare e alla generazione di energia (in particolare l’energia idroelettrica).
Gli studi
Il termine “fiume volante” è diventato popolare grazie allo scienziato brasiliano José Marengo, uno dei primi a studiare il fenomeno. In Brasile, il progetto “Rios Voadores” coinvolge diversi importanti ricercatori nel campo dei cambiamenti climatici e della meteorologia. Loro hanno sviluppato un metodo per raccogliere campioni di fiumi aerei direttamente dal cielo utilizzando velivoli anfibi e addirittura mongolfiere. Sono stati prodotti vari materiali informativi per adulti e bambini. Informazioni complete sono disponibili sul sito web del progetto (in portoghese o inglese).
Ma cosa cambia in Italia?
I cambiamenti nella circolazione atmosferica influenzano la fascia delle piogge tropicali, che a sua volta influenza il clima del Mediterraneo. L’aumento di eventi estremi come siccità prolungate, ondate di calore e tempeste intense in Europa è legato, in parte, al degrado di ecosistemi distanti, come l’Amazzonia. L’Italia è una potenza agricola e vitivinicola, con colture sensibili al clima. Siccità fuori stagione, periodi di siccità prolungati e forti piogge stanno già alterando i cicli agricoli italiani. Lo squilibrio nei fiumi fluviali altera il regime delle precipitazioni nel Sud del mondo, interferendo con la circolazione atmosferica che influenza il clima europeo.
L’evapotraspirazione amazzonica rilascia trilioni di litri d’acqua al giorno sotto forma di vapore, raffreddando l’atmosfera e contribuendo a regolare il clima. Senza questa “pompa biotica“, il pianeta si riscalda più velocemente. Non è un caso che la foresta pluviale amazzonica sia considerata l’aria condizionata del pianeta. Pertanto, per quanto distanti possano sembrare le due cose, prendersi cura dell’Amazzonia significa anche prendersi cura delle colture italiane. Anche se il Brasile è a un oceano di distanza, l’aria che respiriamo – e il clima che viviamo – sono collegati da invisibili fili di vapore acqueo e di equilibrio climatico.
Esistono altri fiumi aerei?
Sì, il mondo ne è pieno! Sebbene sia il più grande, il Rio delle Amazzoni è tutt’altro che l’unico: anche molti altri fiumi hanno le loro versioni riflesse nel cielo. Alcuni esempi includono il fiume atmosferico Pineapple Express che nasce alle Hawaii e sfocia negli Stati Uniti (spesso responsabile di inondazioni in California), il fiume atmosferico Monsoon che attraversa l’India e il Sud-est asiatico, e il fiume atmosferico dell’Africa occidentale, responsabile del trasporto dell’acqua dal Golfo di Guinea al deserto del Sahara, causando pioggia in regioni normalmente molto aride del continente.
Il deserto del Sahara, infatti, è responsabile di un altro importante flusso volante: quello di sabbia. Le particelle attraversano l’Atlantico e raggiungono i Caraibi e la Florida, influenzando la qualità dell’aria e il clima. Possono anche fermare gli uragani, poiché riscaldano e seccano l’aria, rendendo difficile la formazione di tempeste tropicali. Infine, le sabbie del Sahara sono responsabili della fertilizzazione della foresta pluviale amazzonica con i suoi minerali (come il fosforo), chiudendo il ciclo.
Fenomeni come questo ci dimostrano che il pianeta ha un equilibrio molto più grande – e più elevato – di quanto siamo in grado di vedere. Noi umani abbiamo creato il concetto di nazione, stato e confine. Posizioniamo limiti e barriere dove in realtà non esistono. Il pianeta Terra è uno, respira come uno, si nutre come un tutt’uno, così come le nostre arterie nutrono i nostri organi. Per la natura, non ci sono confini. •
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Isabella Brendler è brasiliana, ha 31 anni e vive a Napoli dal 2022 con il marito italiano e i suoi gattini. Ha costruito la sua carriera nella pasticceria, ma è curiosa per natura e si interessa a molti argomenti: dai libri ai misteri dello spazio. Ama profondamente la natura e il mare, scrivere è una delle sue grandi passioni e sta concludendo un master in giornalismo gastronomico. Ha i capelli ribelli… e l’anima ancora di più!