Benvenuti alla seconda puntata di MIND, la nuova rubrica di FondaliCampania dedicata agli organismi che popolano il mare del nostro golfo. Oggi descriveremo le caratteristiche del mollusco Mytilus galloprovincialis, conosciuto come mitilo mediterraneo.
Un po’ di latino
Il mitilo è un animale appartenente al phylum Mollusca.
Forse il nome “mitilo” non è usuale per i più. Al Sud Italia, infatti, il mitilo è comunemente chiamato “cozza“. Da dove deriva questo nome? Scopriamolo insieme.
Il termine cozza deriva dal latino cochleam, che significa chiocciola. Più precisamente, la parola “cozza” è una probabile variante meridionale del termine “coccia“.
Il termine latino Mytilus è il nome con il quale gli antichi romani erano soliti chiamare le telline e tutti i molluschi bivalvi.
La denominazione del mitilo può cambiare in base all’area geografica: in Liguria, ad esempio, il nome per indicare i mitili è “muscoli”, mentre, in Veneto è “peocio”.
Anatomia del mitilo
Il mitilo (figura 1) è un mollusco bivalve (la valva è il termine con il quale è indicata la conchiglia dei molluschi) e lamellibranco (cioè, possiede delle branchie a lamelle). Per mezzo delle branchie (“Gills”, in figura 2), assorbe ossigeno e incorpora cibo, quest’ultimo costituito per lo più da plancton.

Figura 1. Mytilus galloprovincialis (da Observation.org)
Le valve, simmetriche, sono costituite da carbonato di calcio (CaCO3), e sono tenute insieme da una cerniera. Sono di colore nero all’esterno e avorio all’interno. Qui, il mitilo presenta un mantello, il cui bordo è visibile in figura 2 (“Mantle edge”). Dalla figura si percepisce che il mantello circonda l’apparato digestivo, cardiaco e riproduttivo del mitilo. Il colore del mantello è una caratteristica distintiva del sesso dei mitili: infatti, nei maschi il mantello si presenta di colore giallo chiaro, mentre nelle femmine è di colore rosso.
Seppur dotati di un piede (“Foot” in figura 2), i mitili vivono per lo più legati a substrati naturali, come ad esempio gli scogli sia emersi sia sommersi, e artificiali. Il legame al substrato avviene attraverso il bisso, una struttura costituita da resistenti filamenti di L-3,4-diidrossifenilalanina (“Byssal threads” in figura 2).
Il piede dei mitili è dotato di proteine adesive che, insieme al bisso, permettono l’adesione dell’animale ai vari substrati.

Figura 2. Anatomia interna dei mitili (da Saba 2012)
Mitili come bioindicatori
Molti organismi che vivono in ecosistemi complessi come quello marino, molto spesso, assumono il ruolo di bioindicatori dello stato di salute delle acque. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) definisce un bioindicatore come “un bersaglio biologico che, in presenza di uno stress naturale o antropico, subisce variazioni rilevabili del proprio stato di salute“.
I mitili, e più in generale i molluschi, hanno la capacità di accumulare i metalli derivati dall’ambiente nel quale vivono (Romeo et al. 2005), comportandosi, quindi, da bioindicatori dello stato di inquinamento da metalli delle acque.
Conclusioni
Termina qui la seconda puntata di MIND, un meraviglioso viaggio alla scoperta degli abitanti del nostro mare di Napoli.
Non perdete la terza puntata del nostro viaggio. Scopriremo insieme le caratteristiche di un organismo premiato nel 2021″Mollusco dell’anno”: l’Argonauta argo.
Stay tuned!
Non perdere la prima puntata di MIND: leggi qui l’articolo dedicato alla Posidonia oceanica, pianta caratteristica dei nostri mari!
Fonti:
Cozza: significato ed etimologia
Mytilus: significato ed etimologia
Figura 1 da Observation.org
Definizione di bioindicatore da Worldrise

Studentessa di dottorato in computational and quantitative biology presso l’Università di Napoli Federico II dove ha conseguito la laurea magistrale in biologia – curriculum biomolecolare.