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La Valle delle Ferriere: una storia sospesa nel tempo

da Nadia Ovidio
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La Valle delle Ferriere sembra un luogo sospeso nel tempo. Ha senza dubbio un nome evocativo, e richiama il passato industriale del posto e la sua atmosfera suggestiva.

Valle delle ferriere 4

La Valle delle Ferriere e l’origine del nome

La Valle delle Ferriere si chiama in questo modo perché nel Trecento furono costruite delle ferriere. Queste erano delle officine in cui si teneva la lavorazione del ferro. Smisero di funzionare verso il Settecento, ma ancora oggi è possibile ammirarle lungo il sentiero escursionistico, e fanno da testimone a un lungo passato industriale della valle. Tra il verde del luogo, il rumore dell’acqua e la presenza delle ferriere, si crea un intreccio speciale tra i doni della natura e l’eredità artificiale lasciata dagli esseri umani che ci hanno preceduti.

Dov’è situata la Valle delle Ferriere

Questa località si trova in Campania, in provincia di Salerno, vicino ad Amalfi, che insieme a Genova, Pisa e Venezia, era una delle quattro Repubbliche Marinare. La Valle delle Ferriere sorge nelle vicinanze delle acque del fiume Canneto, e proprio queste acque, di cui ancora oggi possiamo goderne la bellezza, venivano utilizzate nel processo di lavorazione dei meccanismi idraulici. Le acque aiutavano a far girare le ruote che azionavano i magli, che erano degli enormi martelli con cui si batteva il metallo incandescente. E proprio attraverso la lavorazione di chiodi, arnesi da lavoro e attrezzi agricoli, che Amalfi contribuiva alla propria autosufficienza e economia.

Il fiume Canneto

Il fiume Canneto nasce dai Monti Lattari e attraversa la Valle delle Ferriere, costituendosi come la vera anima del posto. Il fiume contribuisce a determinare un clima ideale a favorire una straordinaria biodiversità. La sua presenza forma e alimenta cascate e salti d’acqua, che rendono il paesaggio incantevole, e favorisce l’esistenza di specie vegetali rare.  L’acqua

del fiume Canneto in passato era utilizzata in modo estremamente intelligente. L’acqua era canalizzata e incanalata con precisione, tanto da favorire un flusso forte per dare energia ai mulini e alle ferriere, sviluppando, in questo modo, uno dei primi modelli di proto-industria nel Sud Italia.

Valle delle ferriere

Dai mulini alle cartiere

La Valle delle Ferriere, inoltre, è divisa in due parti. Nella parte alta presenta le ferriere medievali, nella parte bassa sono situate le cartiere. Quest’ultima è nota come Valle dei Mulini. Infatti, oltre alla lavorazione del ferro, Amalfi è nota anche come uno dei primi centri europei che si occupava della lavorazione della carta. Il processo di fabbricazione della carta, però, non nasce ad Amalfi, ma fu importato dalla Cina intorno al II secolo a.C. (AMALFI – L’epopea della Carta Bambagina). Successivamente si diffuse nel mondo arabo, e da lì giunse in Europa, passando per la Spagna e poi per l’Italia meridionale, grazie anche alla posizione strategica di Amalfi.

Valle delle Ferriere 2La “Charta Bambagina”

Amalfi produceva una carta detta Charta Bambagina, che deriva dal latino “bombax”, ovvero “cotone”. La carta era ottenuta dalla lavorazione degli stracci di lino, canapa e cotone. Questi, dopo la macerazione in acqua, venivano pestati fino a ottenere una pasta uniforme. La pasta era raccolta con un telaio ricoperto da filigrana, poi era messa ad essiccare, pressata e lisciata.

Oggi questi passaggi sono delle esperienze che ognuno di noi può fare. Ad Amalfi, infatti, vi è il Museo della carta in cui è possibile vedere le antiche macchine e le vasche originali per la lavorazione della carta a mano. Una cartiera è ancora attiva, e ancora serve alla produzione di carta resistente, elegante e duratura, utilizzata per documenti importanti come atti notarili, testi religiosi e lettere ufficiali. Questa cartiera è tra le pochissime in Europa che lavora la carta in modo artigianale.

Le condizioni di lavoro nella Valle delle Ferriere

Il lavoro in Valle non era per niente semplice. Le giornate erano scandite da un rumore continuo, vi era tanta umidità, la fatica fisica era tanta, e i ritmi erano intensi. Spesso chi lavorava a valle erano giovani uomini che passavano le loro intere giornate a sollevare pesanti sacchi, azionare pale e controllare ruote idrauliche. Questo sistema, nonostante le difficoltà, riusciva a garantire autonomia e competitività ad Amalfi.

I ruderi di Sant’Eustachio

In questa zona è possibile vedere anche i ruderi della chiesa di Sant’Eustachio. Questa risale al XII secolo, ed è una testimonianza del legame tra fede e lavoro. Sant’Eustachio, noto per aver avuto una visione di Cristo tra le corna di un cervo, era un martire cristiano, patrono dei cacciatori. La chiesa, che ancora oggi conserva il suo fascino, simboleggia il connubio tra spiritualità e lavoro. Questo luogo era un punto di ritrovo per pregare, sostare, e forse fungeva anche da rifugio.

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