Dal progetto Visas (Valorizzazione Integrata del Siti Archeologici Sommersi), coordinato da Fabio Bruno, dell’università della Calabria è nata una nuova tecnologia che ci aiuta ad esplorare i fondali marini stando comodamente a casa! Un tablet da portare in fondo al mare per esplorare i relitti sommersi e l’equivalente della Google Map per immergersi negli abissi.
Le nuove tecnologie sono state sperimentate in due siti archeologici: nell’Area Marina Protetta di Capo Rizzuto, in Calabria, sul relitto di una nave imperiale romana e nell’Area Marina Protetta delle Egadi, dove si trova il relitto di un’altra nave romana carica di anfore. La sperimentazione ha dimostrato che i due sistemi migliorano la fruizione dei siti archeologici sommersi sia da parte dei sub ma anche per chi è a casa, che può fare una immersione virtuale dal suo pc. Quest’ultima è possibile grazie al modello tridimensionale del fondale marino che è stato ottenuto elaborando centinaia di foto subacquee e grazie a un software che simula l’immersione, partendo dalla superficie del mare e guidando l’utente nell’esplorazione di tutte le aree del sito.
Grazie alle tecniche di computer grafica, lo scenario è stato arricchito degli effetti grafici necessari per simulare le ombre, le particelle in sospensione, la torbidità, i movimenti della flora e della fauna.
Il tablet subacqueo nasce invece dall’esigenza di fornire ai sub uno strumento che permetta di osservare una mappa del fondale, conoscere la propria posizione sulla mappa e di ricevere informazioni su ciò che si osserva, studiato per le visite dei siti archeologici sommersi.

Davide De Stefano è attivista presso l’associazione Fondalicampania Aps, dove riveste il ruolo di Presidente. “Passione e competenza sono la base di un percorso associativo sano e produttivo. Dedicare parte del nostro tempo alla cura del bene comune è fondamentale per promuovere una crescita collettiva e tutelare la nostra salute. Il rispetto delle idee altrui nasce dalla consapevolezza che apparteniamo tutti a un’unica grande Tribù Globale. Cooperare, dunque, è uno strumento essenziale per proteggere l’ecosistema di cui facciamo parte.”