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Onu: dopo 15 anni raggiunto accordo sull’Alto mare

15 anni di negoziati, raggiunto un accordo per la tutela dell’Alto mare.

da D. De Stefano
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Il trattato era uno degli obiettivi previsti dall’accordo di Kunming-Montreal di arrivare ad almeno il 30% di protezione degli oceani del mondo entro il 2030.

Attualmente poco più dell’1% delle acque d’alto mare è protetto, con il nuovo trattato verrà ideato un percorso per istituire Aree Marine Protette (Amp) in queste acque.Garantendo, così, il livello minimo di protezione necessario per un oceano sano.

Cos’è l’Alto mare

L’Alto mare, noto anche come mare pelagico, è la zona dell’oceano che si estende al di là della piattaforma continentale e che arriva fino al margine esterno della Zona EconomicaEsclusiva di un paese (solitamente a 200 miglia marine dalla costa). È la parte più vasta e profonda dell’oceano, dove le acque sono generalmente molto profonde e in cui la vita marina è altamente diversificata. L’alto mare rappresenta circa il 60% della superficie dell’oceano e copre una vasta area in tutto il mondo. Ècaratterizzato da una vasta gamma di habitat marini. La sua biodiversità, infatti, è ancora in gran parte sconosciuta; tuttavia l’Alto mare è anche esposto a molte minacce, tra cui la pesca eccessiva, l’inquinamento e il cambiamento climatico, che ne mettono in pericolo la salute e la sostenibilità a lungo termine.

L’ottenimento del trattato ONU

L’accordo è stato raggiunto grazie a una coalizione fra Unione europea, Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina dopo una “maratona” di 48 ore. «Dopo due settimane di trattative e sforzi da supereroi nelle ultime 48 ore, i governi hanno raggiunto un accordo su questioni chiave che promuoveranno la protezione e una migliore gestione della biodiversità marina» commenta Rebecca Hubbard, direttrice della High Seas Alliance. Principale punto di scontro è stata la questione dei finanziamenti per l’attuazione del Trattato, così come le questioni di equità relative alla condivisione dei benefici derivanti dalle risorse genetiche marine. Tuttavia, i governi sono stati in grado di concludere un accordo che prevede un’equa condivisione di questi benefici.

Il contenuto del testo non è stato reso noto. Questo perché lemisure concordate, prima di essere adottate, verranno sottoposte a delle correzioni editoriali e il testo dovrà essere tradotto nelle sei lingue delle Nazioni Unite. Adesso è nelle mani dei governi sistemare al più presto il trattato e metterlo in pratica il prima possibile.

L’impatto dell’Alto mare sul Mediterraneo

«L’accordo raggiunto per la protezione dell’Alto mare è motivo di soddisfazione per l’Italia. Gli oceani sono lontani da noi, ma dal loro stato di salute dipende la vita del Mediterraneo e delle specie che lo abitano», afferma il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto.

Infatti, sarebbero molti i benefici che il trattato porterebbe al Mediterraneo, sia in termini di biodiversità marina che di sostenibilità economica e sociale della regione. L’Alto mare è una risorsa importante per il Mediterraneo, ospitando specie di fauna e flora marine che non si trovano in altre zone della regione. La protezione di questa parte di mare potrebbe prevenire la pesca eccessiva e la depredazione degli ecosistemi marini, preservando così la biodiversità del Mare nostrum. Inoltre, l’accordo raggiunto, potrebbe limitare l’apporto di sostanze inquinanti nell’area marina del Mediterraneo, prevenendo la contaminazione delle acque e la riduzione della qualità dell’acqua. Ciò migliorerebbe sia la salute fondali che delle comunità costiere che dipendono dalle attività marine.

Dunque, come detto da Greenpeace, «Adesso i Paesi, Italia inclusa, devono raggiungere in tempo l’obiettivo 30×30: serve una rapida ratifica del Trattato e poi la creazione di una rete efficace per proteggere tutto il mare, dentro e fuori i limiti delle acque territoriali».

a cura di Elisabetta Rota

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