Per la prima volta una mega ricerca, portata avanti da tre univertità internazionali di Canada, Inghilterra e Svezia, ha cercato di mettere in realzione l’inquinamento marino con il gusto di alcuni suoi esemplari animali consumati dall’uomo.
La ricerca ha cercato e trovato una relazione tra l’aumento del CO2 e il gusto di alcuni crostacei.
l cambiamento del clima potrebbe far scendere il pH degli oceani a valori vicini a 8 sino a 7-7,5. Lo studio ha analizzato la consistenza ed il gusto di alcuni gamberetti boreali allevati in vasche a pH differenti per circa tre settimane. Sembra che la diminuzione di pH ha portato alla morte di circa il 60% degli animali in vasca alterandone in maniera significativa sia la consistenza che il gusto. In particolare gli esemplari appartenenti a questa categoria avevano più del doppio delle probabilità di essere valutati come peggiori durante la prova di degustazione. Secondo i ricercatori tali risultati potrebbero avere profonde implicazioni per l’industria ittica, suggerendo un assottigliamento delle popolazioni di crostacei ed una diminuzione della domanda a causa del loro cambiamento di sapore.
Questi studi sono stati portati avanti su esemplari distanti e non presenti nel nostro mediterraneo, ma vista la serietà e il rigore della ricerca c’è da pensare che lo stesso tipo di processo possa avvenire anche per i nostri cari crostacei.
Sicuramente non ci serve di aspettare che il gusto dei pesci peggiori per fermare e contrastare l’inquinamento. Però magari questa ulteriore aggravante aiuterà l’opinione pubblica ad essere ancora più concentrata sul tema.
a cura di Giovanni Paolo Iacomino
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