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Amp Punta Campanella: Dissuasori acustici per allontanare i delfini.

da D. De Stefano
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Sembra una barzelletta ma non è cosi! L’amp di punta campanella studia il modo di allontanare i delfini a loro dire “per proteggere i pescatori”. Abbiamo impiegato 4 giorni prima di mettere questo comunicato stampa all’inizio sembrava uno scherzo.

Comunicato stampa ufficiale dell’Amp Punta Campanella:

Dissuasori sonori per tenere lontani i delfini dalle barche da pesca, una squadra di pronto intervento per salvare delfini in difficoltà, uno sportello per pescatori professionisti. Sono queste alcune delle azioni che l’Area Marina protetta di Punta Campanella metterà in campo nell’ambito del progetto Life Delfi.

I delfini sono in aumento, sempre più avvistamenti nel mare delle aree protette e non solo. Nel Parco Marino di Punta Campanella e nell’intero golfo di Napoli si registra una diffusa presenza. Una notizia straordinaria per i tanti ammiratori di questi splendidi abitanti dei mari.

Ma, di pari passo, si registrano sempre maggiori danni per i pescatori che in alcune aree d’Italia sono in guerra. È possibile proteggere i delfini e salvare il pescato del giorno? È l’interrogativo che si sono posti gli esperti del Consiglio Nazionale delle Ricerche che, insieme ad un ampio partenariato ( tra cui il Parco Marino di Punta Campanella), hanno elaborato il progetto Life Delfi per ridurre le interazioni delle attività di pesca con i delfini e, quindi, raggiungere il duplice obiettivo di salvaguardare questi esemplari e limitare le perdite economiche dei pescatori.

Questa mattina il progetto Life Delfi, cofinanziato dall’Unione Europea, è stato avviato con il primo incontro operativo a Roma presso la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche alla presenza dei rappresentanti dei 9 partner coinvolti: a collaborare al progetto europeo coordinato dal Cnr ci sono quattro Aree marine protette (Isole Egadi; Punta Campanella; Tavolara Punta Coda Cavallo; Torre del Cerrano), il Blue World Institute of Marine Research and Conservation, Legambiente Onlus e Filicudi WildLife Conservation, insieme alle Università degli di Studi di Padova e Siena.​ ​

Le aree pilota del progetto europeo saranno 8 in Italia (Punta Campanella,​ Isole Egadi,​ costa Toscana,​ Isole Eolie,​ Tavolara,​ costa Veneta​ (zona a nord del Delta Po),​ Torre del Cerrano,​ Adriatico centrale) e 2 in Croazia (Istria e Cres).

In queste zone la presenza dei delfini è in aumento e, purtroppo, sempre più spesso le loro interazioni con le attività di pesca fanno sì che il bilancio giornaliero dei pescatori si chiuda in maniera negativa. Nella migliore delle ipotesi si tratta di una perdita di tipo economico, dovuta al danneggiamento delle reti o alla sottrazione di pesce mangiato dai delfini. L’epilogo peggiore, e ancor più triste, della battuta di pesca si materializza con un delfino ferito o morto impigliato nelle reti.

Alla base del progetto, oltre a dati raccolti da precedenti ricerche bibliografiche, c’è un sondaggio sottoposto ad oltre cento pescatori operanti nelle aree pilota di Life Delfi. I risultati e i numeri emersi sono chiari: il 94% dei pescatori ha riferito​ un’alta presenza di delfini (da 2 a 20 individui al giorno) durante l’estate. Il 68% di loro ha riferito di un​ aumento della presenza di delfini di circa 3 volte nell’ultimo decennio.

Il danno riportato, principalmente​ nelle acque circostanti alle aree marine protette, si aggira in media intorno ai 1500-2000 euro all’anno, con occasionali perdite gravi fino a 10000-20000 euro. Insomma un forte impatto socio-economico in aree in cui la pesca è tra le attività principali, senza dimenticare l’alto numero di delfini morti per interazioni con gli attrezzi da pesca: 24 tra il 2012 e il 2015.
Per limitare il fenomeno il progetto Life Delfi proporrà azioni dirette all’uso di tecniche alternative per la pesca e attività di informazione e sensibilizzazione verso i pescatori e la più ampia fetta di cittadini.

La storia si ripete

Negli anni 30 a Nerano , attualmente frazione di Massa Lubrense che rientra nell’area marina protetta di Punta Campanella, fu ucciso l’ultimo esemplare di foca Monaca del luogo, in quanto questi mammiferi disturbavano i pescatori.

Sono trascorsi quasi 100 anni ma nulla è cambiato, si favoriscono le lobby al bene comune, e mentre la natura tenta disperatamente di rigenerarsi questi fanno di tutto per reprimerla per scopi di carattere economico.

Sono tante le cose che vorremmo chiedere all’amp di Punta Campanella , come si può pensare di favorire la pesca in questo modo? In quale paese del mondo civilizzato un area marina o una qualunque riserva naturale , può’ consentire l’allontanamento forzato degli animali?

E’ un po come dire;  “che nelle riserve naturali del Kenya allontanassero gli elefanti perché spaventano le quaglie e i cacciatori ne sono infastiditi!”

Perdonate la battuta ma francamente questa è veramente la definitiva goccia che fa traboccare il vaso, l’AMP di Punta Campanella nel corso degli ultimi anni si è macchiata di numerose negligenze, l’anno scorso si sono fatti “fregare da sotto al naso ” 400 kg di corallo rosso , ancora non abbiamo compreso bene come sia potuto accadere e cosa stanno facendo per impedire che accada di nuovo?!

Ma sopratutto chi controlla il controllore? Possibile che non ci sia un organo che controlli l’operato di chi gestisce l’area?  Quali provvedimenti ha preso ?

Siamo veramente al ridicolo ormai, speriamo che questo progetto non venga mai messo in pratica, intanto auguriamoci una risposta matura alla questione dei delfini.

Rimaniamo comunque fiduciosi, aspettiamo di comprendere meglio la situazione confidando nel uno senso degli esperti di settore.

Seguono aggiornamenti, speriamo non altrettanto deprimenti!

 

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