Home Scienze I delfini dei film: Sapete che fine ha fatto Flipper? La triste realta’ vi sconvolgerà

I delfini dei film: Sapete che fine ha fatto Flipper? La triste realta’ vi sconvolgerà

da D. De Stefano
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Avete mai visto la serie “Flipper”? O il film “Free Willy”? Che fine hanno fatto i cetacei che sono apparsi in questi film una volta terminata la loro carriera di attori? Scopriamolo insieme…
Prima però, voglio spiegarvi cos’è l’asfissia autoindotta. Ebbene, questo è il metodo privilegiato che i delfini utilizzano per suicidarsi, quando la loro vita diviene insopportabile. 
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Ogni atto respiratorio nei delfini è consapevole e volontario, cioè controllato dal cervello. Per questo, dormono lasciandone riposare metà per volta e possono anche, presumibilmente, scegliere di smettere di respirare. L’idea che un animale ponga fine volontariamente alla sua vita potrebbe lasciarci un po’ scettici, ma non dobbiamo dimenticare che i delfini sono animali dotati di sensibilità molto elevata, al punto che realmente dobbiamo cominciare ad accettare il fatto che essi decidano di morire per porre rimedio al dolore e alla noia che gli imponiamo per egoismo. A Gardaland ad esempio, il delfinario è stato chiuso dopo il suicidio di 4 delfini, confermati dalle indagini della Procura di Verona.
Vi chiederete cosa collega i cetacei dei film all’asfissia autoindotta. Ci arrivo fra un attimo. Dunque, una volta addestrati, gli animali utilizzati nei film, diventano un patrimonio di grande valore…Possono essere “riciclati” e nel caso dei cetacei finiscono spesso negli acquari. Questo è ciò che è capitato anche ai protagonisti di Flipper. A tutti, meno che a uno: l’asfissia autoindotta è infatti il metodo che uno di loro ha scelto per terminare la sua prigionia. Esatto amici, erano i ruggenti anni ’60, e Ric O’Berry era l’addestratore di delfini più esperto disponibile sulla piazza: nel corso della sua carriera ne aveva catturati e addestrati più di 100. Ebbene, lui come altri, era convinto di fare un bellissimo lavoro, utile e positivo perché consentiva al grande pubblico di conoscere questi splendidi cetacei. Era convinto…prima di essere ingaggiato per addestrare i vari Flipper. E prima che uno di loro decidesse di morire tra le sue braccia. Di seguito vi riporto uno stralcio dell’intervista che ha rilasciato qualche tempo fa:
Sono cambiato quando Flipper è morto suicida tra le mie braccia. Uso questa parola con trepidazione, ma non conosco un altro termine che descriva l’asfissia autoindotta. Flipper mi ha guardato negli occhi e ha smesso di respirare […]. Non ha giustificazioni. La cattività non è educativa. Quindi, qual è l’utilità di avere dei delfini in mostra, se non sensibilizzano la gente? Sono considerati solo qualcosa con cui divertirsi. É una forma pessima di educazione che serve solo a perpetuare il nostro uso utilitaristico della natura. I delfini odiano la cattività. Li vedi al Museo di Taiji con la testa premuta contro il vetro, che pensano “come posso uscire di qui?”. Se mi sento responsabile? Non smetterò mai di combattere per i delfini fino a che avrò respiro”.
Quello che non vi ho ancora detto è che Ric O’Berry guadagnava centinaia di migliaia di dollari ogni volta che addestrava un delfino. E non vi ho detto che oggi è uno dei maggiori attivisti al mondo per la salvaguardia di questi cetacei e che tutti i soldi guadagnati come trainer li ha riutilizzati per perseguire la difesa dei loro diritti. Notevole eh?
Purtroppo, la morte è sopraggiunta anche per l’orca che interpretava Willy. Il suo vero nome era Keiko e forse non tutti sanno che la popolarità raggiunta grazie a quei film le aveva donato nuovamente la libertà. Ma Keiko ormai era troppo abituato alla presenza dell’uomo: dopo più di 20 anni passati in cattività ogni tentativo di riportarlo allo stato “selvaggio” è stato vano. É morto per una polmonite il 13 dicembre del 2003 e in onore al suo status di “vip” anziché essere affondato o bruciato, il suo cadavere è stato seppellito in Norvegia, alla presenza di pochissime persone.
Adesso vi chiedo, quanti altri animali moriranno ancora per il nostro perverso gusto del divertimento?
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