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Cos’è il mare?,Se mai qualcuno dovesse chiedermi “Cos’è il mare?” avrei difficolta’ a rispondergli

da D. De Stefano
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Se mai qualcuno dovesse chiedermi “Cos’è il mare?” avrei un minimo di difficoltà ed esitazione a rispondergli con fermezza e decisione. Potrei indicarlo, ma sarebbe un po’ riduttivo o potrei dire che è tutta l’acqua salata che inizia a partire dalla spiaggia o dalla costa della terra ferma. Ma forse ciò non basterebbe e non sarebbe preciso.
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Perché proprio come per il resto delle cose a cui abbiamo dato dei nomi, anche il mare è una sorta di convenzione. Cioè, se il mare potesse parlare magari non saprebbe di chiamarsi “mare” e magari direbbe che è il fratello maggiore della famiglia degli H2O. Ma anche H2O è una nostra convenzione.Perbacco che confusione.Mettiamo un po’ d’ordine e leggiamo da sua maestà Enciclopedia Treccani.
“È la massa d’acqua che circonda la terraferma e ricopre gran parte della superficie terrestre. In senso stretto, si indicano con il termine oceano gli spazi acquei più vasti e si chiamano m. distese acquee minori che, dipendendo da uno o più oceani, si differenziano da questi per caratteristiche proprie. (morfologiche, batimetriche ecc.).”

A questa definizione si aggiungono moltissime note sulle eccezioni di mari che vengono definiti tali solo perché enormi distese d’acqua salate come il Mar Caspio o il Mar Morto che non sono nemmeno direttamente collegati ad un oceano, ma solo ad un altro mare.

Quindi direi che è tutto chiaro: ovunque io decida di tuffarmi, dalla spiaggia o dalla barca, dalla costa o da uno scoglio io mi troverò nel mare. Giusto? No! Non basta affatto. Ad essere pignolo è il solito caro diritto.Infatti pare che nel 1982 a Montego Bay in Jamaica le Nazioni Unite siano arrivate ad un accordo definitivo e internazionale sul diritto del mare.
Curiosità. Prima di questa convenzione i diritti nazionali sulle acque erano relegate alla distanza BOOOM di “uno sparo di cannone”, circa tre miglia nautiche (dipendeva dal cannone).Dal 1982 ad oggi si è deciso che il mare a partire dalla costa si suddivide in tutto il mondo esattamente in questo modo.
Acque Interne
ossia lo spazio di mare all’interno della linea di base. In quest’area vigono in maniera vincolante le leggi dello Stato costiero che regola l’uso delle risorse e il passaggio delle navi.
Acque territoriali
che comprende lo spazio di mare compreso dalla linea di base alle 12 miglia nautiche. In quest’area vigono comunque le leggi dello Stato costiero ma all’interno delle acque territoriali esiste il diritto di ogni imbarcazione al cosiddetto passaggio inoffensivo. Il passaggio inoffensivo è definito come l’attraversamento di aree marine in modo continuo e spedito che non pregiudichi la pace, il buon ordine e la sicurezza dello Stato costiero. La pesca, lo scarico di rifiuti, le attività armate e lo spionaggio non sono considerate azioni inoffensive; sottomarini e sommergibili devono inoltre navigare in emersione mostrando la bandiera.
Arcipelaghi
Le acque interne degli Stati comprendenti arcipelaghi sono identificate tracciando una linea di base che unisce i punti più esterni delle isole più esterne, qualora questi punti siano ragionevolmente vicini fra loro.
Zona contigua
Oltre il limite delle 12 miglia nautiche dalla linea di base si estende un tratto di ulteriori 12 miglia, quindi 24 miglia nautiche dalla linea di base, in cui lo Stato costiero può continuare a fare valere le proprie leggi su quattro aree: contrabbando, tassazione, immigrazione clandestina e inquinamento se il fatto è stato commesso sul suolo territoriale o nelle acque territoriali, oppure se l’infrazione sta per essere commessa sul suolo territoriale o nelle acque territoriali. Ciò rende la zona contigua una hot pursuit area.
Zona economica esclusiva
Anche nota con l’acronimo ZEE, è l’area di mare che si estende per 200 miglia nautiche dalla linea di base in cui lo Stato costiero può esercitare il diritto di sfruttamento esclusivo delle risorse naturali. Tale principio nasce per dare un freno allo sfruttamento indiscriminato della pesca anche se, con le nuove tecnologie che consentono di trivellare il petrolio in acque molto profonde, è stata recentemente utilizzata anche per lo sfruttamento estrattivo minerario esclusivo.
Piattaforma continentale
La piattaforma continentale è considerata come il naturale prolungamento del territorio di uno Stato, il quale può quindi sfruttarne le risorse minerarie o comunque non-viventi in maniera esclusiva. La piattaforma continentale può superare le 200 miglia nautiche ma non eccedere le 350, o può essere calcolata misurando 100 miglia nautiche dall’isobata dei 2.500 metri.

Io volevo solo rispondere alla domanda “cos’è il mare?”, eppure siamo giunti alla solita giusta complessità propria delle cose dotte. Ho acquisito tante utili nozioni che non sapevo dopo questo approfondimento però, forse, la prossima volta che mi verrà chiesto risponderò, come diceva un mio amico in riferimento alle opere d’arte, “il mare cos’è? È ciò che vedi.”

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